Riassunto analitico
I disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare hanno una discreta incidenza (4%) nella popolazione adulta in generale (Research Diagnostic Criteria for TemporoMandibular Disorders RDC/TMD) e hanno un riconosciuto impatto sulla qualità della vita. L’eziopatogenesi è multifattoriale (anomalie occlusali, trattamenti ortodontici, bruxismo, serramento notturno, macro- e microtraumi, fattori psicologici). La sintomatologia essenziale è il dolore facciale cronico (mono/bilaterale) e la limitazione funzionale. Tuttavia già dalle prime descrizioni presenti in letteratura a tale sintomatologia mio-articolare si sommano frequentemente sintomi della sfera aurale come il tinnito, l’otalgia, l’ipoacusia soggettiva (ear-fullness) e la vertigine. Per tale motivo la letteratura scientifica è ricca di studi che hanno evidenziato sia clinicamente che strumentalmente la comorbidità tra la disfunzione temporo-mandibolare e i sistemi uditivo e labirintico. In particolare lo strumento che si è rivelato più utilizzato a questo scopo è la stabilometria computerizzata che sembra in grado di fornire un’analisi sia quantitativa che qualitativa della sindrome da deficit posturale frequentemente osservata in corso di disordini cranio-cervico-mandibolari. Anche i substrati anatomo-patologici che sottendono la comorbidità tra la disfunzione temporo-mandibolare ed i sintomi otoneurologici sono stati oggi definitivamente identificati nelle strette connessioni tra le fibre trigeminali e i nuclei vestibolari del tronco. Molto più recentemente, è stata osservato che i pazienti affetti da Malattia di Meniere spesso presentano sintomi relativi alla presenza di una disfunzione temporo-mandibolare e che gli stessi sintomi aurali della malattia di Meniere siano, almeno in parte, reversibili con l’uso di una comune placca di svincolo occlusale (bite-plane). Da queste premesse questo studio si prefigge lo scopo primario di inserire in apposito database i dati di circa 30 pazienti affetti da Malattia di Meniere, seguiti presso l’ambulatorio di Vestibologia del Prof. Monzani da almeno tre anni, relativi ai dati numerici ottenuti con l’utilizzo della piattaforma stabilometrica computerizzata (POLITECNICA MODENA). Questi pazienti sono stati selezionati in base alla presenza, in comorbidità con la malattia di Meniere, di una disfunzione temporo-mandibolare per la quale era stato prescritto un bite-plane notturno. Si tratta in definitiva di confermare con procedure statistiche appropriate l’effettivo beneficio rispetto al controllo posturale dell’impiego di tali placche di svincolo, rilevato così frequentemente sul piano clinico-strumentale.
Nello specifico i pazienti reclutati nello studio sono stati sottoposti a visita odontoiatrica ed otorinolaringoiatrica, nelle quali sono stati sottoposti ai seguenti esami e test clinici: esame audiometrico, test otticocinetico, esame stabilometrico, vestibular bedside examination, test impulsivo del capo; ai pazienti è stato poi chiesto di compilare dei questionari, in particolare il Hearing Handicap Inventory for Adults, il Tinnitus Handicap Inventory, il Situation Vertigo Questionnaire.
In seguito all'impiego del bite-plane personale, i risultati hanno mostrato un miglioramento del test otticocinetico nel lato malato, del body sway ad occhi chiusi, della percezione della gravità degli attacchi vertiginosi e di come la sintomatologia associata alla malattia di Ménière interferisce con le attività quotidiane dei pazienti affetti.
|