Riassunto analitico
Trend demografici sfavorevoli, crisi politiche ed economiche di rara intensità che si susseguono ad un ritmo importante e da cui scaturiscono maggiori richieste di protezione sociale, erosione e precarietà delle stesse fonti di finanziamento della spesa sociale: i sistemi di welfare Italiano, Continentale ed Occidentale sono chiamati a rispondere a queste sollecitazioni secondo criteri di elasticità, configurandosi come modelli dinamici, piuttosto lontani dall’immagine tradizionale di sistemi rigidi ed immutabili. In Italia ed in Europa il percorso dello Stato Sociale si snoda infatti lungo un sentiero sempre più stretto, tra risorse calanti ed invecchiamento demografico, attraversando spinte populistiche che potrebbero minare alla base un presupposto irrinunciabile del Welfare State: la democrazia. La sostenibilità dei Sistemi di Welfare appare quindi sempre più legata alla capacità di riformare e rinnovare lo Stato Sociale secondo tratti di tempestività e resilienza, necessari a garantire e proteggere un patto sociale incalzato da cambiamenti strutturali di natura sociodemografica e turbolenze politiche, dai quali traggono origine nuovi rischi sociali, che si sommano ai precedenti. Altri fattori potrebbero inoltre incidere negativamente sulla tenuta del Welfare State italiano ed in generale sul sistema di protezione sociale dei Paesi dell’area Mediterranea del Sud Europa: invecchiamento demografico pronunciato, cambiamenti climatici e spinte migratorie, rivoluzione delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, scarsa crescita economica e riacutizzarsi della povertà. La possibilità di garantire livelli crescenti di spesa sociale passa dunque necessariamente attraverso la capacità di potenziare il finanziamento del Welfare State attraverso un ampliamento del mix di imposte o di contributi a carico dei redditi da lavoro. La percezione di una pressione fiscale troppo elevata, pari nel 2021 in Italia al 42,4% del Pil (contro una media OECD del 34,2%), ha prodotto inoltre nell’opinione pubblica la richiesta di una restituzione di quote di reddito disponibile che l’economia reale non sembra più essere in grado di garantire: la politica ha risposto attraverso una serie di misure, un mix di bonus, sgravi e tax expenditures, di cui non è ancora chiaro l’effetto redistributivo. La selettività di questi benefici rischia inoltre di produrre un modello di welfare residuale, avente come target esclusivo le categorie più deboli ed in cui le fasce di reddito medio-alte sono via via più restie a contribuire al sistema di protezione sociale, rivolgendosi al welfare privato per le proprie esigenze di cura ed assistenza. Obiettivo principale della Tesi è quello di stimare l’effetto redistributivo prodotto congiuntamente dalla spesa fiscale in protezione sociale e dal suo mix di finanziamento, ovvero l’effetto complessivo prodotto dai tax-system dei Paesi economicamente avanzati. In particolare, nella prima parte del nostro lavoro proporremo una rassegna dei principali modelli di welfare e delle dinamiche alla base dei possibili mix di finanziamento, proseguendo nel secondo capitolo con un confronto, secondo dati aggiornati, tra diversi cluster di Paesi, individuati secondo differenti metodologie. Infine, nel terzo ed ultimo capitolo, proveremo ad illustrare possibili alternative di finanziamento, che permettano di differenziare ed ampliare le fonti di entrata necessarie a garantire la spesa in protezione sociale : dalla tassazione ambientale a quella sulla ricchezza, proveremo a raccontarvi delle prime esperienze internazionali innovative, provando a speculare sulla possibilità di introdurre tasse dedicate, del tipo earnmarked taxes, e della loro capacità di legittimare il prelievo fiscale.
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