Riassunto analitico
L'elaborato tratta del recente dibattito che vede come protagonista il fenomeno dell'hate speech e la sua contrapposizione con uno dei principi supremi della nostra Costituzione: la libertà di manifestazione del pensiero. Lo studio inizia con l'analisi del fenomeno nei sui aspetti principali, passando dalla sua definizione giuridica, alle sue origini, alla differenza tra quello che è l'odio offline, reale, e quello online, oggetto della nostra tematica. Si prosegue delineando il confine tra l'odio online e la libertà di espressione, tentando di comprendere come questa libertà possa essere tutelata in una realtà digitalizzata e tecnologica come quella attuale. La domanda a cui si tenta di dare una risposta è se la libertà di espressione, principio supremo della nostra Costituzione, possa subire restrizioni quando si tratta dei discorsi d'odio, in cui l'espressione diventa aggressiva, violenta e alle volte discriminatoria. Successivamente si arriva al capitolo centrale dell'elaborato, in cui vengono analizzati i fenomeni di maggiore rilevanza; il capitolo viene introdotto trattando il tema dell'odio politico, razziale e religioso, per poi passare ai fenomeni più salienti come il cyberstalking, il cyberbulling e il revenge porn, per poi concluderlo trattando altre due tematiche molto rilevanti che sono le cyberwar e il cyberterrorismo. Il capitolo conclusivo, invece, affronta il fenomeno dal punto di vista giuridico; si analizza lo scenario comunitario ed internazionale, la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la Corte di Giustizia dell’ Unione Europea, la giurisprudenza della Corte di Cassazione italiana, nonchè l'impegno statunitense e la sua opposta visione rispetto al panorama europeo. Si rileva che, ad oggi, l'hate speech non presenta una regolamentazione uniforme e condivisa a livello internazionale e questo è uno degli aspetti che deve essere trattato e preso in considerazione per poter arginare il fenomeno. L'ultimo paragrafo del capitolo, invece, delinea e tratta la figura degli Internet Service Provider e del ruolo, sempre più attivo, che devono avere per poter controllare i contenuti che gli utenti immettono in Rete. L'elaborato viene concluso indicando quali sono gli aspetti su cui gli Stati si devono concentrare per regolamentare il fenomeno e per tentare di arginarlo; sarebbe una visione utopistica sperare nella sua eliminazione, ma quantomeno bisogna avanzare soluzioni idonee per prevenirlo.
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Abstract
This written paper studies the recent dabates whose main character is the phenomenon of hate speech and its contrast with one of the supreme principles of our Constitution: freedom of speech.
The analysis begins with a study about the main features of the phenomenon.
It follows such aspects: its juridical definition, its origin and the difference between offline hate , real hate, and online hate, which are the themes of our paper.
We then proceed to define the thin line between online hate and freedom of speech, trying to understand how such freedom can be protected in a digital and technological reality such as ours.
My intent is to try to answer to the following question: can freedom of speech, the supreme principle of our Constitution, be restricted if it becomes violent and if it leads to discrimination?
Finally, the main chapter of the written paper is presented: here, we analyze events of major importance.
The chapter is introduced by speaking of political, racial and religious hate.
Secondly, we move on to crucial events like cyberstalking, cyberbulling and revenge porn.
We then conclude mentioning more relevant themes: cyberwar and cyberterrorism.
The last chapter analyses the phenomenon from a juridical perspective: the international and widespread context, the law of the European Court of human rights, the Court of Justice of the European Union, the law of the court of cassation, the role of the United States and its ideals, that are very different from the ones of the European landscape.
It is clear that, nowadays, hate speech does not follow rules that are approved at an international level, and it is important to consider this aspect when trying to limit the phenomenon.
The last paragraph of the chapter studies the Internet Service Providers and the role, more and more active, that they must enact to control the contents that the users share online.
The written paper concludes with the indication of the aspects the coutries must consider to create rules with the purpose of limiting online hate speech.
Trying to imagine an absolute elimination of the problem would be a utopian desire.
Nevertheless, it is necessary to suggest the right path to prevent it.
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