Riassunto analitico
Le rughe palatine, anche conosciute come pliche palatine trasverse e rughe palatali, sono creste mucose rilevate, fisse sui piani ed irregolari posizionate nel terzo anteriore del palato duro, posteriormente alla papilla interincisiva e bilateralmente rispetto al rafe mediano. Sono asimmetriche per quanto riguarda numero, forma lunghezza, profondità, prominenza e orientamento rispetto ai due lati del palato, oltre che differenziarsi da individuo ad individuo. Fisiologicamente esse partecipano a vari processi di pertinenza del cavo orale, ma le caratteristiche per le quali sono state analizzate maggiormente sono la loro stabilità nel tempo e l’unicità individuale, le quali le rendono possibili riferimenti clinici e potenziali strumenti di riconoscimento degli individui. Per questi motivi è sempre crescente l’interesse che stanno attirando come possibili parametri biometrici da utilizzare nell’identificazione degli individui. Nel 1932 lo studioso spagnolo Trobo Hermosa fu il primo a parlare di rugoscopia palatalate ovvero la disciplina che si occupa dello studio dell’andamento delle rughe palatine, e nel tempo è diventata una tecnica routinaria nella pratica dell’odontoiatria forense. Durante il XX secolo si sono succedute numerose classificazioni funzionali alla descrizione di tali formazioni anatomiche e che sono servite inoltre all’individuazione di caratteristiche che si possono riscontrare con maggiore frequenza in determinate popolazioni del mondo rispetto che in altre. Da vari studi presenti in letteratura è emerso infatti che le rughe palatali possono contribuire a determinare l’appartenenza di un individuo ad una determina etnia rispetto che ad altre. Lo scopo di questo studio è quello di applicare una metodica tridimensionale digitale per l’analisi morfometrica delle rughe palatine su un campione di pazienti affetti da varie tipologie di schisi orofacciali dopo la prima fase chirurgica della terapia, applicando come tipi di classificazione quelle più utilizzate ovvero quelle di Thomas & Kotze, Lysell e Kapali al fine di valutare se è presente un pattern morfologico specifico in pazienti con tali malformazioni e, nel caso di risposta positiva, se è geneticamente determinato o se è un reperto casuale. Il campione selezionato è costituito da 98 soggetti affetti da cinque diversi tipi di schisi, dei quali è stato considerato il modello dell’arcata superiore. Questo è stato scannerizzato per ottenere un file in formato .stl, sul quale poi sono state effettuate le misurazioni di lunghezza, forma e direzione tramite apposito software. È stata poi effettuata l’analisi statistica di questi rilevamenti svolgendo confronti intergruppo e intragruppo. Da questi è emerso che sono presenti variazioni statisticamente significative fra la prima ruga di destra e la prima di sinistra fra i soggetti con schisi unilaterale (UCLP) e quelli con schi si del palato mille (SCP); fra i soggetti UCLP e quelli con schisi bilaterale (BCLP) e fra quelli BCLP e quelli SCP. All’interno dei gruppi UCLP e BCLP sono inoltre state riscontrate differenze infragruppp fra le prime due rughe di sinistra e le prime due di destra. Per quanto riguarda la forma non sono state riscontrate differenze statisticamente significative, se non nel confronto infragruppo seconde rughe di destra con quelle di sinistra nei soggetti UCLP. La direzione ha presentato invece maggiori variazioni sia nei confronti intergruppo che in quelli intragruppo fra i due gruppi più numerosi. Si può concludere quindi dicendo che la lunghezza e la direzione sono due variabili che risentono dell’influenza della presenza delle schisi e degli esiti della conseguente chirurgia, mentre la forma rimane un parametro più stabile e quindi utilizzabile come possibile punto di riferimento nella definizione di un piano terapeutico e nei rilevamenti forensi.
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