Riassunto analitico
Il capo lungo del bicipite (CLB), storicamente sottovalutato dalla Letteratura mondiale, è un tendine che negli ultimi decenni sta suscitando l’interesse di numerosi chirurghi ortopedici specializzati nell’articolazione della spalla. Oggi, nonostante un’incompleta comprensione della clinica e del ruolo biomeccanico del CLB, la maggior parte dei dati presenti in Letteratura concorda nel considerare le tendinopatie a carico di questa struttura come una causa significativa di dolore nella spalla. Da qui, è quindi sorta la necessità di realizzare trattamenti che fossero sempre più all’avanguardia, partendo dalla chirurgia aperta fino ad arrivare a quella artroscopica. La scelta del trattamento più adeguato, tuttavia, rimane oggetto di discussione tra gli esperti, i quali ancora non sono riusciti a formulare indicazioni solide e precise. Infatti, mentre all’iniziale scelta tra trattamento conservativo e chirurgico si è ormai optato per la seconda via, permane l’indecisione su quale tecnica realizzare tra tenotomia e tenodesi. Gli studi in questa direzione presenti in Letteratura sono scarsi e di bassa qualità metodologica, mentre la necessità di linee-guida da seguire diventa sempre maggiore per i chirurghi ortopedici. Il presente studio si pone l’obiettivo di realizzare un confronto tra le due principali tecniche di trattamento artroscopico delle tendinopatie del CLB, tenotomia e tenodesi, al fine di fornire un contributo alla formulazione di valide indicazioni chirurgiche. La popolazione oggetto dello studio, composta da 80 pazienti, è stata raccolta a partire dalle liste operatorie del dottor Àngel Calvo Diaz, chirurgo ortopedico super-specializzato in artroscopia della spalla che svolge la propria attività medica a Saragozza, in Spagna. Gli individui sono stati suddivisi in due gruppi a seconda del tipo di intervento a cui erano stati precedentemente sottoposti: coorte A per i pazienti tenotomizzati e coorte B per quelli tenodesizzati. Come strumenti di misurazione sono stati considerati molteplici parametri: età e sesso del paziente, lato operato in termini sia di destro/sinistro sia di dominante/”debole”, tempo necessario per il ritorno all’attività quotidiana, eventuali complicanze durante il follow-up e Constant Score con le sue quattro singole variabili (dolore, attività quotidiane, range di movimento e forza). Nel dettaglio, quest’ultimi sono stati misurati in quattro distinti momenti: nel pre-operatorio, dopo un mese dall’intervento chirurgico, dopo tre mesi e dopo sei mesi. Infine, i risultati ottenuti sono stati analizzati con strumenti statistici al fine di evidenziare eventuali differenze statisticamente significative tra le due coorti. In merito alle generalità dei pazienti presi in esame, l’età media della coorte A è risultata essere di 13,5 anni maggiore rispetto a quella della coorte B, a causa dell’attuale tendenza di preferire la tenotomia nei pazienti più anziani e/o con una scarsa richiesta funzionale e la tenodesi negli individui giovani e/o sportivi. Inoltre, differenze statisticamente significative a favore del gruppo di pazienti tenodesizzati sono emerse dall’analisi dei punteggi relativi al range di movimento, alla forza e al Constant Score nella maggior parte delle misurazioni effettuate nel post-operatorio. Ciò può essere letto come un recupero più rapido ed efficiente della funzionalità della spalla in seguito ad interventi di tenodesi artroscopica, nonostante la maggior complessità della tecnica chirurgica. In conclusione, si può affermare che il presente studio fornisce risultati concordanti con la Letteratura presente, dimostrando sia una somiglianza delle due tecniche nel post-operatorio in termini di dolore e complicanze sia un vantaggio della tenodesi per i pazienti con alta richiesta funzionale.
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