Riassunto analitico
La vitamina D rappresenta un tema attuale nel campo della ricerca ed è una delle più importanti fonti naturali di salute, tuttavia la sua carenza è oggi universale e colpisce la quasi totalità della popolazione. La vitamina D è un ormone che l’uomo può sintetizzare solo se espone la propria pelle ai raggi UVB, tenendo conto di vari fattori come la latitudine, l’altitudine, la stagione e l’orario di esposizione, l’uso di creme solari o di vestiti molto coprenti, l’inquinamento atmosferico, i fenomeni di nuvolosità, l’età, il sesso e il fototipo. Storicamente la vitamina D è stata associata allo sviluppo di patologie del tessuto osseo in quanto regolatore ormonale dell’omeostasi minerale ossea, in cui sono coinvolti il calcio e il fosfato. Oggi la prevenzione e il trattamento del deficit di vitamina D ha spiccata rilevanza clinica nel ridurre l’incidenza e la severità di patologie come l’osteomalacia, il rachitismo e l’osteoporosi. Recentemente è stato scoperto che le cellule della maggioranza dei tessuti possiedono il recettore per la vitamina D e che gran parte di esse presenta anche l’enzima che converte la 25(OH)D circolante nelle sua forma attiva e sono stati ampiamente studiati i benefici biologici legati al reintegro di vitamina D in numerose condizioni patologiche extrascheletriche. Di grande interesse è la correlazione che sussiste tra la vitamina D e il cancro; attualmente si sta cercando di dimostrare se tale vitamina è in grado di ridurre l’incidenza di cancro e di impedirne la metastatizzazione. La carenza di vitamina D è stata diagnosticata dai medici attraverso il dosaggio della 25(OH)D che essendo un indicatore ottimale dello stato di replezione vitaminica nell’organismo risulta utile nello screening dell’ipovitaminosi D. E’ importante prestare attenzione alla prevenzione individuando le carenze e intervenendo con la supplementazione che prevede l’assunzione di cibi che contengono naturalmente la vitamina D, di alimenti fortificati e di integratori alimentari. Le raccomandazioni relative all’assunzione di vitamina D hanno recentemente previsto dosaggi di assunzione che sono difficili da soddisfare esclusivamente con i prodotti alimentari. Gli alimenti che ne sono naturalmente più ricchi sono l’olio di pesce e il tuorlo d’uovo, piccole quantità sono fornite dalla carne e fortunatamente la cottura non influenza molto il contenuto vitaminico di questi alimenti. Conoscere la quantità di vitamina D presente negli alimenti è importante perché ci sono molti paesi in cui non viene praticata la fortificazione di latte e derivati, della margarina, del succo di frutta,del pane e dei cereali. Per lo stoccaggio dei prodotti alimentari arricchiti è opportuno utilizzare contenitori opachi per ridurre il degrado vitaminico causato dalla luce durante la shelf-life. Le strategie di fortificazione ben progettate, che utilizzano un’ampia gamma di cibi, hanno il potenziale di aumentare l'assunzione di vitamina D in tutti i sottogruppi della popolazione. Tuttavia la fonte che assicura l’assunzione di un quantitativo pari alle dosi giornaliere raccomandate è rappresentata dagli integratori alimentari, che sono ampiamente utilizzati anche tra i pazienti affetti da cancro perché li percepiscono come agenti antitumorali privi di tossicità. Studi recenti affermano che quando i micronutrienti vengono aggiunti in modo appropriato alle cure del paziente il trattamento antitumorale è tollerato meglio, aumenta la compliance del paziente e viene ridotto il tasso di interruzioni del trattamento stesso. Ora i ricercatori hanno l’obbiettivo di individuare le dosi di vitamina D da somministrare sia in forma preventiva che in forma di cura per le patologie extrascheletriche.
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