Riassunto analitico
Nel corso dell’ultimo secolo si è assistito ad un vero e proprio terremoto demografico, che ha visto aumentare vertiginosamente di anno in anno la quota di persone anziane nel pianeta: se nel 1900 si registravano circa 10-17 milioni di anziani, nel 2000 si è raggiunta la quota di 420 milioni e si prevede che entro il 2050 le persone over 65 saranno 2,5 miliardi. L’aumento della popolazione senile è di conseguenza correlato all’incremento del numero di pazienti affetti da multi-patologie (soprattutto croniche) che rappresentano una notevole sfida sia dal punto di vista assistenziale-clinico, sia dal punto di vista economico per la sanità pubblica. È stato visto come all’aumentare dell’età aumentino anche le cadute, fenomeni che determinano, nelle persone anziane, l’instaurarsi di numerose complicanze, prime fra tutte le fratture. Tra le fratture, di notevole rilevanza è il capitolo occupato dalla frattura di femore, evento epidemiologicamente in vertiginoso aumento e di notevole gravità clinica; basti pensare che circa il 13,5% dei pazienti muore entro 6 mesi dalla frattura ed il 24% entro un anno dall’evento per complicanze correlate alla frattura. La terapia specifica per questa patologia è sicuramente quella di tipo chirurgica. Risultano fondamentali strategie perioperatorie e postoperatorie al fine di diminuire la mortalità e per garantire il raggiungimento del migliore outcome possibile al paziente. Tra le prime troviamo: una adeguata stabilizzazione del paziente prima di procedere all'intervento chirurgico, l'utilizzo di una tecnica chirurgica scrupolosa, tempestiva (entro 48 ore dall’evento fratturativo) e se possibile mini-invasiva,un’emostasi accurata ed una corretta profilassi anti-trombotica ed antibiotica. Nelle seconde, invece: una precoce mobilizzazione ed una riabilitazione aggressiva, rieducazione al carico ed al ripristino dell’autonomia funzionale ed infine un miglioramento della qualità dell’osso, oltre all’impostazione di un’adeguata terapia di prevenzione alle cadute. Da tutto ciò si evince come la frattura di femore non possa essere considerata come una patologia monosettoriale, bensì coinvolga l’organismo in toto a causa dell’elevata criticità che caratterizza questi soggetti fratturati. Di conseguenza sta prendendo piede in tutto il mondo la convinzione che il miglior approccio possibile in questi casi debba essere di tipo multidisciplinare e che quindi comporti la collaborazione di più professionalità, per ottenere il miglior outcome possibile per il paziente. Le unità multidisciplinari che operano in questo settore sono le Unità Operative di Ortogeriatria, composte da: chirurgo ortopedico, anestesista, geriatra, fisioterapisti, infermieri e dietisti. Si è visto come, con l’istituzione di queste equipe, le complicanze maggiori, come il decadimento cognitivo, il delirium, le piaghe da decubito, la trombosi venosa profonda e le problematiche respiratorie e cardiocircolatorie siano diminuite in una percentuale compresa tra il 21% e il 45%, mentre le riammissioni ospedaliere a 6 mesi sono risultate ridotte del 20% e la mortalità è calata tra il 3% e il 4,9%. Questo studio vede come suo scopo principale quello di studiare come l’approccio multidisciplinare ortogeriatrico sia vantaggioso in termini di migliore outcome finale per il paziente, confrontando vari parametri tra un gruppo di pazienti seguiti dall’Unità Operativa di Ortogeriatria di Baggiovara e pazienti trattati in maniera tradizionale.
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