Riassunto analitico
Argomento della presente tesi è l’istituto giuridico dei danni punitivi.
Secondo un’accreditata tesi, questo controverso istituto giuridico di matrice anglosassone sarebbe estraneo al sistema italiano di responsabilità civile, il quale si fonda esclusivamente sulla regola risarcitoria e sul principio di integrale riparazione del danno.
Pertanto si cercherà di dimostrare che tale considerazione non può trovare pacifico accoglimento e si sosterrà che, nel rispetto del principio di integrale riparazione del danno, strettamente collegato alla funzione compensativa, si possono ammettere anche altre finalità.
Infatti, ammesso che effettivamente si riesca a risarcire tutto il pregiudizio arrecato dall’illecito, è possibile perseguire anche l’obiettivo di deterrenza.
Quest'ultimo può realizzarsi quando l’autore dell’illecito è costretto a risarcire integralmente il danno, coprendo tutta la perdita arrecata con la sua azione; tuttavia, si è osservato come, spesso, gli obbiettivi di deterrenza non siano soddisfatti adeguatamente dal risarcimento integrale.
La ratio sta nel fatto che la responsabilità civile perde flessibilità a causa del ruolo centrale del rimedio riparatorio e non riesce a incidere efficacemente sull’attività del soggetto danneggiante.
Tradizionalmente si ritiene che la riparazione integrale assicuri il giusto risarcimento, intendendo, con questa espressione, un risarcimento che non oltrepassi la misura del pregiudizio concretamente arrecato, in modo che la vittima dell’illecito non realizzi un ingiustificato arricchimento. Tale concezione, sebbene incontri opinioni contrastanti, appare superata.
Per raggiungere la giusta riparazione, l’istituto risarcitorio dovrebbe presentare un’efficacia deterrente che, lungi dal contrastare il principio compensativo, piuttosto lo affianchi e lo potenzi.
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