Riassunto analitico
Il cancro colo-rettale (CRC) è la seconda neoplasia più diffusa nel mondo per incidenza e mortalità. La chemoprevenzione è una strategia volta ad impedire la comparsa del tumore e ridurne, di conseguenza, l'incidenza. Diversi autori hanno suggerito che la mesalazina (5-ASA), impiegata come farmaco anti-infiammatorio nella cura delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino, riduce il rischio di sviluppare CRC che risulta aumentato in questi pazienti. Allo scopo di chiarire i meccanismi molecolari responsabili della capacità chemopreventiva del 5-ASA sono stati precedentemente svolti degli studi di stimolazione “in vitro” di linee cellulari di CRC i quali hanno evidenziato un aumento dell’espressione di una proteina chiamata m-protocaderina e appartenente alle caderine. Queste ultime rivestono, in condizioni fisiologiche, una duplice funzione in quanto, da un lato, promuovono l’adesione fra cellule epiteliali vicine della cripta colo-rettale e dall’altro inibiscono la via di segnalazione proliferativa Wnt/B-catenina sequestrando, sul versante interno della membrana plasmatica, il principale trasduttore della via (B-catenina), impedendogli di attivare la proliferazione. Sulla base di questi effetti si può quindi asserire che le caderine rappresentano il prodotto proteico di anti-oncogeni dotati di attività rispettivamente anti-metastatica e anti-proliferativa. Questo è anche comprovato dal fatto che esse sono spesso inattivate epigeneticamente, mediante iper-metilazione del promotore, oppure, meno frequentemente, geneticamente mutate, in numerosi tumori epiteliali. Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che le proprietà biologiche delle caderine, fin qui esposte, sono mantenute anche nella m-protocaderina, consentendoci di ipotizzare che quest’ultima potrebbe rivestire un ruolo onco-soppressivo svolto in particolare nel CRC. Per verificare l'ipotesi sono stati effettuati degli esperimenti mirati a valutare l’ espressione della m-protocaderina in casi di adenoma colo-rettale e di CRC che sono stati condotti mediante analisi bioinformatica di profili d'espressione derivanti da “DNA microarray” e mediante analisi immuno-istochimica. La prima, effettuata su 102 casi, ha dimostrato una evidente “down”-regolazione della m-protocaderina che è stata poi confermata dalla seconda, la quale, eseguita su 28 pazienti, ha più in particolare consentito di dimostrare che l’espressione della m-protocaderina risulta completamente assente nel 71% dei casi analizzati, concomitante con una localizzazione nucleare della m-catenina e una maggiore positività dell’antigene Ki-67 indicando un aumentato livello proliferativo di questo gruppo. Una successiva analisi bioinformatica, eseguita su una casistica più allargata di oltre 800 casi di adenomi e adenocarcinomi colo-rettali, oltretutto corredati da dati clinici, ha poi confermato i dati ottenuti precedentemente, attribuendo anche un significato prognostico alla m-protocaderina evidenziato dal fatto che pazienti affetti da CRC che esibiscono una maggiore espressione di tale proteina vanno incontro ad una guarigione completa a 5 anni al contrario di quelli con bassa espressione che invece recidivano. A conclusione dello studio abbiamo svolto un'analisi preliminare dello stato di metilazione della m-protocaderina, condotta su 14 casi mediante piro-sequenziamento, la quale ha suggerito che la “down”-regolazione dell’espressione di tale gene è imputabile all’iper-metilazione del suo promotore. Globalmente, il nostro studio permette di concludere che la m-protocaderina è un anti-oncogene la cui espressione risulta inattivata durante la carcinogenesi colo-rettale mediante iper-metilazione del suo promotore. I suoi livelli d'espressione rivestono inoltre un significato prognostico nella malattia considerata.
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