Riassunto analitico
Il gomito è forse l’articolazione con la maggiore stabilità intrinseca del nostro apparato muscolo-scheletrico, grazie all’elevato grado di congruità tra la troclea omerale e la cavità sigmoidea ulnare. Tra gli stabilizzatori ossei del gomito, il più importante è la coronoide ulnare. Recenti studi hanno enfatizzato il suo ruolo di vincolo in opposizione all’azione diretta posteriormente dei principali muscoli flessori ed estensori del gomito (tricipite, bicipite e brachiale). Inoltre su di essa s’inseriscono alcuni tra gli stabilizzatori statici (legamento collaterale mediale ulnare e parte anteriore della capsula articolare) e dinamici (tendine del bicipite brachiale) dell’articolazione. Le fratture dell’apofisi coronoidea si riscontrano nel 2-15% dei pazienti che hanno riportato una lussazione del gomito, spesso associate a fratture del capitello radiale in quella che viene definita “la terribile triade del gomito”. Le fratture isolate di coronoide sono invece relativamente rare, ma rappresentano una sfida nella pratica clinica e possono avere importanti ripercussioni sulla funzione del gomito. In virtù di tutto ciò negli ultimi vent’anni sono stati pubblicati numerosi lavori riguardanti la corretta diagnosi, classificazione e trattamento delle fratture di coronoide ulnare. Non è stato però possibile in nessun caso effettuare studi caso controllo che mettessero a confronto le differenti scelte terapeutiche, data la bassa incidenza di questa patologia. In questo studio il nostro scopo è di approfondire gli aspetti legati alla diagnosi e al trattamento delle fratture isolate del processo coronoideo dell’ulna, riferendoci alla casistica di tali lesioni valutate presso l’Ospedale Policlinico di Modena tra gli anni 2004-2010. Di 221 pazienti con diagnosi di frattura di coronoide ulnare, 74 sono risultati avere una frattura isolata (non associata a fratture di radio, olecrano o omero). Di questi 56 sono stati trattati in modo conservativo, mentre18 hanno subito un trattamento chirurgico. Abbiamo contattato i pazienti sottoponendoli a un questionario telefonico o inviando lo stesso questionario per via postale. Nel complesso 45 pazienti hanno risposto al questionario (32 con trattamento conservativo e 13 con trattamento chirurgico). Altri 5 pazienti sono risultati deceduti, in 2 hanno negato di aver subito alcun trauma al gomito, di 10 pazienti non è stato possibile risalire al recapito telefonico o all’indirizzo postale, infine 14 pazienti non hanno risposto al questionario. È stato così possibile risalire al meccanismo patogenetico, alla classificazione delle fratture, al tipo di trattamento e alle complicanze riscontrate con un follow up tra i 4 e i 10 anni. È stato inoltre ricavato il Mayo Elbow Performance Score, in base al quale sono stati suddivisi in pazienti con risultato ottimo, buono, discreto e scarso, ed è stato chiesto ai pazienti di dare un voto da 0 a 10 per quanto riguarda la loro soddisfazione per i risultati ottenuti. 8 pazienti sono stati inoltre chiamati ad un controllo ambulatoriale e invitati a eseguire una radiografia di controllo. Tra i pazienti con trattamento conservativo, 13 hanno ottenuto un punteggio MEPS ottimo, in 10 buono e 9 risultano avere un punteggio discreto. Tra i pazienti sottoposti a trattamento chirurgico in 8 hanno ottenuto un punteggio MEPS ottimo, in 4 buono e uno solo un punteggio discreto. Nessuno dei pazienti contattati ha ottenuto un punteggio scarso al MEPS. Le complicanze lamentate dai pazienti sono state dolore/discomfort al gomito interessato, riduzione del movimento, debolezza del braccio, sensazione d’instabilità o instabilità oggettiva, gonfiore.
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