Riassunto analitico
Dal 1861 ad oggi il quadro della finanza locale italiana ha subito continui mutamenti, assumendo di volta in volta indirizzi legislativi diametralmente differenti.In ambito tributario le pietre miliari su cui fondare il sistema legislativo dovrebbero essere rappresentate dalla coerenza e dalla chiarezza del dettame normativo, elementi imprescindibili di cui il nostro legislatore invece ha troppe volte dimenticato l’importanza. Orbene, si diceva di un quadro normativo poco chiaro, in cui sovente si è assistito ad un sovrapporsi di leggi, alcune delle quali in certi casi non hanno nemmeno fatto in tempo ad entrare in vigore tanto era la frenesia insita nell’obiettivo di ridisegnare una formulazione legislativa poco soddisfacente, tentativi continui di rinnovamento che hanno spesso realizzato il solo obiettivo di alimentare dubbi e contraddizioni. L’obiettivo perseguito nello scrivere questa tesi risulta dunque quello di offrire una descrizione del percorso evolutivo dei principali tributi comunali che nell’ultimo secolo e mezzo hanno caratterizzato la finanza locale, cercando di far emergere un quadro di insieme il più possibile comprensibile agli occhi del lettore e di mostrare come la dinamica delle modifiche tributarie nel corso degli anni è andata ad incidere sulla sfera soggettiva del contribuente. Vogliamo raccontare la storia della finanza locale di un Paese che ha visto nella riforma del titolo V della Costituzione un passaggio che avrebbe dovuto rappresentare una svolta cruciale, ma che nella realtà pratica non ha inciso quanto avrebbe dovuto sulla carta nella direzione federalista; è proprio da qui pertanto che vogliamo partire, dalla ricerca delle giustificazione dell’imposizione locale all’interno dei sacri principi costituzionali, alla luce della riforma delle autonomie territoriali, riforma operata e per certi versi poi almeno in parte tradita. Verrà indagato il patrimonio immobiliare come presupposto da sempre prescelto delle imposte comunali, sarà analizzata la disciplina costituzionale dei principi fondamentali nella prospettiva della finanza locale, non mancheranno di essere riportati i diversi indirizzi giurisprudenziali e dottrinali che si sono via via susseguiti a commento delle diverse scelte legislative. Sarà fornita una disamina generale dell’evoluzione della finanza degli enti territoriali a partire dalla riforma degli anni 70, troverà descrizione quel processo avviato nella seconda metà del decennio successivo generato dalla ineluttabile constatazione del misero fallimento di accentramento della politica tributaria nelle mani dello Stato, quell’inversione di tendenza che ha gradualmente ripristinato un certo grado di autonomia impositiva a Comuni e Province, riconoscimento considerato dalle nuove spinte autonomiste come imprescindibile strumento al fine di garantire democraticità nelle scelte locali ed efficienza nell’utilizzo del danaro pubblico; saranno riportate le prime proposte di imposte comunali sui cespiti immobiliari, gli anni 90, l’istituzione dell’Ici, il tentativo di riordino di un quadro tributario per troppi aspetti frammentato e poco coordinato.Ci soffermeremo poi con un maggiore grado di dettaglio ad esaminare la disciplina attuale, i principali tributi comunali che dominano oggi la scena tributaria, i più importanti dei quali riuniti sotto un’unica etichetta dalla denominazione Iuc. La nostra attenzione si concentrerà infine sulla normativa Ici-Imu con specifico riferimento all’abitazione principale, fattispecie immobiliare che merita certamente autonome considerazioni di rilievo; proveremo a ricostruire l’evoluzione nel tempo del trattamento riservato alla prima casa dal nostro legislatore, tanto travagliata da ricondurre a catalogare come domanda amletica la scelta in merito alla convenienza di un’eventuale esenzione.
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