Riassunto analitico
Le malattie cardiovascolari (CVD) sono la causa più importanti di morte prematura e di disabilità in Europa e negli Stati Uniti, così come nei paesi in via di sviluppo. Le principali manifestazioni cliniche comprendono la malattia coronarica (CAD), l’ictus ischemico e l’arteriopatia periferica (PAD). Data l'alta prevalenza dell'ipertensione e delle complicanze ad essa associate, un certo numero di farmaci sono stati sviluppati per ridurre la pressione sanguigna. Tuttavia, il controllo ottimale del profilo pressorio non è ampiamente realizzato ed è ben lungi dall'essere adeguato, facendo si che l’ipertensione rappresenti ancora oggi una grande minaccia per una vita sana. Tra alcuni dei CAM (Complementary and Alternative Medicine) approches alla riduzione della pressione sanguigna, è stato dimostrato che la melatonina può essere utile, e diversi studi clinici hanno suggerito che potrebbe operare come agente antiipertensivo endogeno, coadiuvante nell’armamentario dei farmaci più tradizionalmente utilizzati per raggiungere il controllo di questo parametro. Il nostro studio, condotto su 3 gruppi di pazienti femmine, ipertese, con problemi legati al sonno, in trattamento con Melatonina, Bendodiazepine o senza alcun trattamento per l’insonnia, ha mostrato come, nelle donne nel cui trattamento era compresa la Melatonina, fosse possibile ottenere un triplice vantaggio dal punto di vista 1) di numero di farmaci medio necessario ad ottenere un adeguato controllo del profilo pressorio 2) di massa ventricolare sinistra e 3) di funzione endoteliale. Numerosi studi hanno poi confermato il particolare profilo di sicurezza della Melatonina, non avendo evidenziato importati effetti collaterali associati all’utilizzo della stessa, come trattamento singolo in pazienti affetti da insonnia o come somministrazione complementare in pazienti in terapia antipertensiva, rendendola, dunque, un importante possibile mezzo nel coadiuvare il più tradizionale trattamento esplicato per raggiungere un controllo dei valori del profilo pressorio e quindi una riduzione del rischio cardiovascolare.
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