Riassunto analitico
Il decentramento del punto di vista è un aspetto importante per la crescita di ogni persona, in quanto permette di comprendere meglio la prospettiva degli altri, indipendentemente dalla propria visione (MIUR 2012). Di questa tematica e degli elementi che contraddistinguono una “didattica per la prevenzione degli stereotipi e dei pregiudizi” ho voluto permeare l’ultima esperienza di tirocinio, riportata sulla mia tesi di laurea. Il progetto “Storie, Lingue, Madri”, promosso dall’Istituto Comprensivo “A. Manzoni”, nel contesto del plesso “G. Pascoli”, ha rappresentato, all’interno delle mie riflessioni, un punto di partenza significativo, rispetto a questa didattica che pone al centro la discussione su sguardi, identità e vissuti di donne e bambini con background migratorio: si pone infatti l’obiettivo di far dialogare alunni, madri e docenti in un’ottica di inclusione, attraverso attività di narrazione e decentramento del proprio punto di vista. Nel mio approfondimento, ho esportato le idee di fondo di questo progetto in un’altra realtà scolastica, promuovendo momenti di narrazione e scambi dialogici tra adulti e bambini, con il proposito di rendere questi ultimi protagonisti del loro processo di apprendimento: proponendo momenti di narrazione orale di culture altre, gli alunni erano stimolati a maturare la loro consapevolezza interculturale, per poi sperimentare scambi dialogici e specifiche tecniche di scrittura (Stein & Glenn 1979), andando a sviluppare questa sensibilità. La realizzazione dell’intero percorso didattico e la scrittura di questo elaborato sono stati supportati da concetti teorici di stampo interculturale; tra i diversi contributi, è possibile citare quelli di Morin (1977) e Bateson (1972), autori di riferimento per un’epistemologia della complessità, e di bell hooks che, nel suo ruolo di insegnante, ha utilizzato l’approccio dell’engaged pedagogy (1994), mentre, in quello di attivista, ha messo in campo la sua prospettiva intersezionale (1996); altri autori di riferimento sono stati Thiong’o e Glissant, i quali, attraverso i loro studi, hanno promosso l’essenzialità della lingua madre come mezzo di autodeterminazione linguistica (Thiong’o 1986), e l’importanza di assumere atteggiamenti attenti e sensibili durante la conoscenza di altre culture, accettando alle volte di non poterle comprendere, nel rispetto del “Diritto all’opacità” (Glissant 1990). Grazie all’utilizzo degli approcci epistemologici e delle metodologie didattiche appena citati è stato possibile progettare un’Unità di apprendimento per una classe 4^ della scuola primaria, al termine della quale gli alunni hanno raggiunto gli obiettivi nelle discipline di italiano e di educazione civica, coerenti con il percorso, dimostrando, inoltre, di aver sviluppato interessanti prospettive relative al valore delle culture altre e una migliore sensibilità sui diversi punti di vista.
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