Riassunto analitico
Il presente lavoro, svolto presso il reparto di Ortogeriatria dell’OCSAE, ha avuto come oggetto le complicanze delle fratture dell’epifisi prossimale di femore. L’osservazione del percorso assistenziale dei pz dal PS alla dimissione ha permesso di focalizzare l’attenzione sul ruolo del geriatra. Egli fa parte di un’equipe multidisciplinare, il cui obiettivo è prevenire e trattare le complicanze che insorgono dopo tali fratture. Si sono dapprima valutati i dati disponibili sull’approccio ortogeriatrico, che confermano una riduzione di mortalità e morbidità nei pz ricoverati in reparti con CGA (comprehensive geriatric assessment) rispetto ai pazienti ricoverati presso i reparti di Ortopedia in cui non è presente la figura del geriatra. Inoltre, si sono approfondite le caratteristiche delle fratture del femore, nonché l’epidemiologia e il costo sociale delle stesse. È stata fatta una descrizione delle complicanze più comuni e dei fattori di rischio principali ed è stato analizzato il concetto di anziano fragile. Dal nostro studio ci aspettiamo di dimostrare che i pz più fragili prima della frattura sono quelli più a rischio di sviluppare complicanze nel PO e quindi quelli che necessitano di maggiori attenzioni. Lo studio ha considerato i dati provenienti da 155 pazienti ricoverati. Di ogni pz si sono esaminati i dati anamnestici e si sono valutate le loro condizioni pre-ricovero: con chi vivessero a domicilio (e in quale ambiente) e quali fossero le capacità di deambulare; si sono altresì valutate le comorbidità (valutando TD e CCI). Altri parametri analizzati in VMD sono: Barthel Index, ADL, IADL, SPMSQ e MNA_SF. Per ogni pz si è registrato il tipo di frattura, di intervento e di anestesia effettuata. Si è poi analizzato come fosse trattato il dolore, preventivamente con blocco del nervo femorale o con TAB. Si sono analizzati i dati per vedere se le complicanze più comuni fossero correlabili alla terapia domiciliare del paziente o alla sua condizione di fragilità o comorbidità pre-frattura o al suo grado di autonomia. Infatti lo scopo dello studio è valutare come la prevalenza delle diverse complicanze possa variare in base alle condizioni del pz prima della frattura. Nella valutazione del post-operatorio si sono attivamente cercate le complicanze più frequenti, quali il delirium (strumento 4AT) e l’anemizzazione (numero di trasfusioni e valutazione di farmaci a rischio sanguinamento in TD). L'anemizzazione può essere conseguenza della perdita ematica di una frattura scomposta o complicanza molto frequente di intervento chirurgico. Il delirium è stato riscontrato in 4 pz su 10, soprattutto di tipo ipercinetico; del delirium si è indagata l’epoca di insorgenza rispetto all’intervento chirurgico. La complicanza più frequente è rappresentata dal ritardo nell'inizio della fisioterapia presente nel 60% dei soggetti. Altre complicanze di cui si è valutata la presenza e calcolata la prevalenza sono: IVU, flogosi polmonare (comprendente processi infettivi, di BPCO riacutizzata o ab ingestis), scompenso cardiaco, IMA, aritmie, LDD, lipotimie, TVP, ictus, mortalità, stipsi ostinata, scompenso glicometabolico, IRA, complicanze ortopediche maggiori, emorragie maggiori. Sono problematiche conseguenti all'intervento chirurgico, all'anestesia, ma anche a condizioni predisponenti precedenti il ricovero tra cui scarsa autonomia del pz, fragilità, comorbidità, malnutrizione, stato cognitivo e farmaci assunti.
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