Riassunto analitico
BACKGROUND: La malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa dei neuroni dopaminergici nigrostriatali che conduce ad una disorganizzazione dei circuiti funzionali dei nuclei della base. Il calo di dopamina che consegue alla riduzione del numero di neuroni a livello della substantia nigra è responsabile della sintomatologica motoria e non motoria della L’assunzione orale di L-Dopa è largamente considerato il miglior trattamento per la malattia di Parkinson. Qualora risulti difficile per i pazienti gestire la terapia sempre più complessa e qualora il paziente non presenti sintomi cognitivi importanti o presenti sintomi non direttamente correlati alla deplezione neuronale dopamingerica, è in questa fase, detta avanzata, che si propongono strategie terapeutiche alternative, la duodopa, l’apomorfina e la DBS. La stimolazione cerebrale profonda (DBS) consiste nello stimolare nuclei profondi cerebrali allo scopo di modularne l’azione Nella malattia di Parkinson, i target più usati sono il nucleo subtalamico e il globo pallido. Data l’importanza della registrazione per un accurato posizionamento dell’elettrodo finale, è estremamente importante capire l’effetto che i vari agenti sedativi hanno sulla registrazione dell’attività del nucleo subtalamico, così come sull’outcome clinico post-operatorio. I sedativi più utilizzati sono il propofol, il remifentanil e la dexmedetomidina. METODI: sono stati raccolti, in maniera retrospettiva, i dati di 19 pazienti sottoposti a intervento di DBS dal 2013 al 2016. La strategia anestesiologica è stata liberamente scelta dall’anestesista tra due differenti modelli, dieci pazienti sono stati operati mediante una infusione continua a base di propofol e dexmedetomidina, le restanti nove persone attraverso una infusione continua di propofol e remifentanil. Sono stati analizzati dati di tipo demografico, di tipo medico, e dati legati all’intervento e all’anestesia.
RISULTATI: Attraverso l’analisi dei nostri dati non sono state messe in evidenza significative differenze né relative alla qualità della registrazione intraoperatoria ne relative all’incidenza di complicanze peri-operatorie (sanguinamento, edema peri-lesionale e pneumoencefalo) né post-operatorie (infezione, dolore e febbre); È stato invece osservato come ci fossero delle differenze statisticamente significative tra i due gruppi nella durata dell’intervento e nei giorni totali di discharge. DISCUSSIONE: Il nostro lavoro dimostra come il protocollo anestesiologico scelto nei pazienti sottoposti a DBS non influenzi il successo della procedura ( non ci sono differenze nella valutazione neurologica intraoperatoria) né gli outcome chirurgici operatori e post-operatori tuttavia dai dati in nostro possesso si evidenzia che i pazienti che ricevono il protocollo anestesiologico a base di propofol e dexmedetomidina presentano una durata minore dell’intervento a parità di effetti benefici ed effetti collaterali legati all’intervento stesso rispetto al gruppo che riceve propofol e remifentanil. CONCLUSIONE: Sono necessari quindi studi prospettici randomizzati controllati per chiarire quale sia la migliore tecnica anestesiologica per l’intervento di DBS: arruolare un numero maggiore di soggetti e ottenere nuovi dati di tipo prospettico potrebbe portare a risultati più completi e significativi
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