Riassunto analitico
L’ascesa dei partiti politici classificati come “populisti” rappresenta ormai una tendenza generale nella maggior parte delle democrazie occidentali e non solo, seppur presentandosi in forme diversificate. Il populismo è infatti un concetto di difficile categorizzazione, di natura elusiva e poliedrica. In genere viene assunta la definizione di Mudde, secondo la quale il populismo è una ideologia “sottile” che separa la società in due gruppi omogenei e antagonisti: il popolo, inteso come insieme puro, in contrapposizione all’élite, corrotta e distaccata dalle persone comuni. In questo spaccato emerge la figura del leader, il quale si fa portavoce delle istanze popolari che le élites non sono in grado di rappresentare, in quanto vi è la convinzione che la politica debba essere diretta espressione della volontà generale del popolo. Questa contrapposizione suggerisce che sia possibile interpretare questo fenomeno sociale e politico come dinamica intergruppi, considerando il popolo come in-group e l’élite come out-group. Una delle conseguenze più gravi delle dinamiche inter-gruppi è il fenomeno di deumanizzazione, ossia la percezione dei membri dell’out-group come indifferenziati tra loro e meno-umani rispetto ai membri dell’in-group. Considerando inoltre che il populismo si fonda sulla convinzione di avere una visione moralmente superiore di ciò che significa essere veri cittadini della propria nazione, nella presente ricerca si è ipotizzato che la salienza dell'identità nazionale potesse attivare nelle persone un orientamento politico populista e che questo potesse poi indurre deumanizzazione. Come previsto, l’orientamento populista si è rivelato determinante per la deumanizzazione, anche senza essere attivato dalla condizione di salienza dell’identità nazionale. I risultati ottenuti sono stati poi contestualizzati in base al particolare periodo di somministrazione del questionario, ovvero di emergenza sanitaria Covid-19.
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Abstract
The rise of political parties classified as “populists” is becoming a widespread trend, albeit in different forms. Populism is in fact a concept of difficult categorization, because of its elusive and multifaceted nature. Generally the definition of Mudde is shared by many scholars, according to which populism is a “thin-centered” ideology that separates society into two homogeneous and antagonistic groups: the people, conceived as the pure group, as opposed to the élite, that is corrupt and detached from people. In this splitted reality appears the figure of the leader, who makes himself the spokesman for the popular instances that the élites are unable to represent, because of the belief that politics must be an expression of the general will of the people. This contrast suggests that it is possible to interpret this social and political phenomenon as intergroups dynamics, considering the people as in-group and the elite as out-group. One of the most serious consequences of intergroup dynamics is the phenomenon of dehumanization, i.e. the perception of out-group members as undifferentiated and less-human than in-group. Also assuming that populism is based on the belief that populists have a morally superior vision of what it means to be true citizens of their nation, in the present research it has been hypothesized that the salience of the national identity could activate a populist political orientation in people and that this could then induce dehumanization. As expected, the populist orientation has proven to be crucial for dehumanization, even without being activated by the salient condition of national identity. The results obtained were then contextualized according to the particular period of administration of the questionnaire, i.e. medical emergency Covid-19.
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