Riassunto analitico
Questo lavoro di tesi è volto all’analisi delle fondazioni di origine bancaria che costituiscono un fondamentale attore nell’ambito dell’attività sociale e di valorizzazione del territorio. Grazie agli ingenti patrimoni possono anche attivamente contribuire al rilancio delle economie locali specialmente in periodi di instabilità e crisi, sostituendosi allo Stato Centrale ed alle Pubbliche Amministrazioni locali. In particolare, la tesi è stata suddivisa in tre capitoli: nel primo viene descritto il processo che ha condotto alla nascita delle fondazioni bancarie, nel secondo si analizza il rapporto banca-fondazione e nel terzo sono state prese in esame tre fondazioni bancarie. Nello specifico il primo capitolo della tesi espone l’iter legislativo che ha portato alla nascita delle fondazioni a partire dalle Casse di Risparmio e dai Monti di Pietà. Essi operavano con due distinte finalità, in quanto, oltre alla filantropia ed alle altre attività sociali a favore delle comunità locali di riferimento, tali enti iniziarono con il tempo a svolgere un vero e proprio servizio bancario, mediante attività di raccolta ed investimento del denaro. In seguito alla seconda legge bancaria del 1936 che riformò completamente il sistema finanziario italiano con l’introduzione della specializzazione creditizia, il sistema bancario rimase immutato sino agli anni Novanta, tanto da non risultare in quel periodo sufficientemente competitivo rispetto agli altri Paesi della Comunità Europea. La riforma del sistema bancario è stata introdotta con la legge n. 218/90 e con il D.Lgs. 356/90, cosiddetta “Legge Amato”. Tale normativa prevedeva la conversione del fondo di dotazione in capitale sociale della neo-costituita impresa bancaria (che avrebbe dovuto avere la forma giuridica di società per azioni), attribuendo ai vari soggetti titolari le corrispondenti quote. In questo modo è stata creata una nuova figura, quella dell’ente conferente, ossia del soggetto che controlla la banca di riferimento. Il percorso delle fondazioni di origine bancaria è stato interessato da un numero molto consistente di riforme e modifiche legislative, che sono state accompagnate da una serie di ricorsi e di giudizi espressi dal Tar e dalla Corte Costituzionale. Nel secondo capitolo si è svolta un’analisi sui potenziali portatori di interesse che riguardano le fondazioni bancarie, sulla pianificazione dell’attività di erogazione delle risorse, sui controlli inerenti l’operato dell’ente e sul dibattito riguardante il rapporto banca-fondazione. Su questo ultimo tema sono stati presi in considerazione due differenti filoni che hanno caratterizzato la polemica giornalistica e politica, alimentata soprattutto dalla vicenda del Monte dei Paschi, sul ruolo delle fondazioni. Le polemiche si concentrano sulla distanza tra fondazione “ideale” e quella “reale” e su accuse riguardanti la politica di essere entrata negli organi delle fondazioni. Nel terzo capitolo vengono analizzate la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola e la Fondazione Roma. Sono stati scelti questi tre enti per valutare la performance, successiva alla crisi economico-finanziaria scoppiata nel 2007, tra fondazioni che da tempo non detengono più partecipazioni nella banca conferitaria (Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola e Fondazione Roma) e la fondazione (Fondazione Mps) che fino al 2012 aveva più della metà del proprio patrimonio investito nella banca partecipata.
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