Riassunto analitico
Negli ultimi anni, a destare la preoccupazione dei clinici e del mondo sanitario è la selezione di nuovi ceppi batterici resistenti agli antibiotici. All’oggi infatti il fenomeno di resistenza sta assumendo caratteri sempre più preoccupanti, soprattutto per la velocità con la quale i determinanti genetici di resistenza si diffondono tra batteri appartenenti ad aree tassonomiche diverse, principalmente grazie alla trasmissione di plasmidi. In particolare la situazione appare preoccupante in ambito ospedaliero, poiché nell’ultimo trentennio sono cambiate le condizioni dei pazienti ricoverati, caratterizzati sempre più da ridotti poteri di difesa in seguito a terapie immunosoppressive o terapie antitumorali, per la presenza di comorbilità o dispositivi invasivi. All’interno di tale situazione trovano modo di svilupparsi batteri opportunisti che nell’ospite sano non avrebbero determinato alcun sintomo clinico. Di particolare interesse è Klebsiella pneumoniae, frequente commensale del tratto intestinale, ma che può causare infezioni opportuniste. Dagli anni ’80 hanno cominciato a diffondersi ceppi di Klebsiella pneumoniae produttrici di betalattamasi a spettro esteso (ESBL) in grado di inattivare, oltre alle penicilline, anche cefalosporine di ultima generazione. Decisamente più recente è l’insorgenza delle carbapenemasi, betalattamasi capaci di idrolizzare anche i carbapenemi, farmaci di utilizzo prettamente ospedaliero, costosi e che rappresentano l’ultima risorsa per trattare infezioni gravi. La collocazione dei geni di resistenza a livello plasmidico e il conseguente trasferimento orizzontale ne permette il passaggio a specie batteriche diverse, mentre la rapida disseminazione del ceppo è legata all’espansione clonale. Esistono quindi dei ceppi di Klebsiella pneumoniae multiresistente con la capacità di inattivare tutti i betalattamici, aminoglicosidi e fluorochinoloni, rappresentando una vera e propria minaccia. Nella condizione di mancanza di alternative terapeutiche, è fondamentale affrontare la diffusione di tale batterio tramite un approccio preventivo ben strutturato. L’Italia è il Paese Europeo più colpito dopo la Grecia, ed è caratterizzato dalla circolazione di ceppi batterici che producono per lo più carbapenemasi di tipo KPC. Per evitare la diffusione ospedaliera di tale batterio è importante mettere in atto una serie di strategie preventive come una corretta politica antibiotica, l’identificazione tempestiva dei pazienti mediante screening, l’isolamento di individui colonizzati o infetti, un’accurata igiene delle mani, la pedissequa osservazione delle precauzioni da contatto e l’igiene ambientale dell’ospedale. L’efficacia di interventi di questo genere è dimostrata da esempi concreti di Paesi che sono riusciti a contenere la diffusione di Klebsiella pneumoniae multiresistente. Essendo l’Italia caratterizzata dalla circolazione solo di determinati cloni e in alcuni ospedali, interventi di questo tipo possono portare buoni risultati. Durante il mio tirocinio formativo presso la Farmacia Interna dell’Azienda Ospedaliera di Mantova nel trimestre Dicembre 2013-Febbraio 2014 ho avuto la fortuna di assistere in prima persona alla collaborazione tra il Comitato Infezioni Ospedaliere ed il Servizio di Farmacia Ospedaliera proprio sul tema sopra riportato. Presso l’Azienda Ospedaliera Carlo Poma è infatti in atto da alcuni anni un progetto aziendale volto proprio alla diminuzione della circolazione di batteri con un profilo di antibiotico resistenza. Ho potuto collaborare in particolare alla stesura dei report riguardanti un progetto sul consumo “guidato” di antibiotici ad ampio spettro in ospedale, quale strategia di prevenzione di questo allarmante problema. Il coinvolgimento attivo e l’interesse, per attualità e importanza, che ha suscitato l’argomento mi hanno spinto ad approfondire le mie conoscenze tramite questa tesi.
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