Riassunto analitico
Tradizionalmente l’imprenditoria viene considerata un’attività di prerogativa maschile. Gli uomini sono ritenuti soggetti maggiormente propensi al rischio rispetto alle donne, più abili nell’interpretare e nel cimentarsi con fattori di natura prettamente economica e con abilità e competenze maggiormente in linea con quanto necessario per un corretto svolgimento dell’attività imprenditoriale. A partire dagli anni Ottanta, tuttavia, si è assistito, a livello mondiale, ad una crescita esponenziale della popolazione di donne imprenditrici tanto che, da uno studio del fenomeno condotto nel 2012, è emerso che circa il 47% del mondo dell’imprenditoria è rappresentato proprio da donne (GEM, 2012). Oggi vi è una sempre crescente attenzione verso il tema dell’imprenditoria femminile nei Paesi in via di sviluppo. Questo fenomeno viene giustificato sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista sociale. Sotto il profilo economico, le possibilità della donna di accedere al mercato del lavoro dipendente risultano ancora molto ostacolate a causa dell’esistenza di rilevanti barriere all’entrata. Intraprendere un’attività di tipo imprenditoriale può quindi rappresentare, in particolar modo per donne sposate e con figli, un modo per fuggire alla disoccupazione e al tempo stesso può anche costituire un driver fondamentale per la crescita economica e lo sviluppo dell’intera comunità; alla luce del profilo sociale invece, la partecipazione della donna alla vita imprenditoriale può contribuire a demolire gli stereotipi di genere, ancora radicati nella società, che la vedono spesso ricoprire un ruolo secondario tanto nel contesto familiare che in quello sociologico. Il punto di partenza di tale tesi è rappresentato, dunque, da un’analisi della condizione della donna all’interno del mercato del lavoro per poi porre l’attenzione, in particolar modo, sulle politiche di finanziamento per lo sviluppo delle imprese femminili che sono state messe in atto in Italia, analizzando i differenti interventi normativi. Quest’ultimi, infatti, hanno incentivato la nascita di PMI al femminile, soprattutto a partire dal 2008, ovvero in periodo di piena crisi economica. L’analisi continua con un breve accenno agli altri supporti offerti dai privati, come: il primo incubatore in Italia per imprese in rosa; le iniziative proposte dalla Banca Popolare S. Angelo; la presenza di Business Angel donne che investono esclusivamente in imprese femminili ed il ruolo cruciale che in tale ambito stanno svolgendo i social network. Viene in fine studiato il caso dell’azienda Orange Fiber, una realtà Siciliana nata dall’idea di due giovani donne di produrre tessuti ecosostenibili a partire dagli scarti degli agrumi. Viene messa in luce la loro voglia e capacità di fare impresa, il loro modello di business e gli aiuti ed i finanziamenti ottenuti. Viene dunque ripercorsa la strada che le ha portare da una semplice idea ad essere una grande azienda di successo mondiale.
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