Riassunto analitico
Con l’invecchiamento della popolazione, l’importanza della patologia cardiovascolare come maggiore causa di morte si è resa sempre più evidente e uno dei motivi principali di questo andamento è l’aumento della prevalenza dell’ipertensione con l’età. A causa del cambiamento dei profili pressori con l’invecchiamento, la maggioranza dei pazienti anziani ipertesi ha un’elevata pressione differenziale e un’ipertensione sistolica isolata. L’ipertensione è un importante fattore di rischio per altre patologie cardiovascolari e mortalità in generale, in particolare negli anziani, e necessita di un controllo ottimale e di un’aderenza costante alla terapia prescritta. Inoltre, molti pazienti ipertesi hanno anche altri fattori di rischio cardiovascolari e l’intervento terapeutico dovrebbe considerare il rischio cardiovascolare totale, oltre ai valori di pressione arteriosa, al fine di massimizzare il rapporto costo-beneficio nella gestione dell’ipertensione. Nonostante ci siano stati dei dubbi riguardo il trattare o meno i pazienti anziani con ipertensione sistolica isolata, diversi studi hanno dimostrato che l’abbassamento della pressione sistolica elevata è associato ad una sostanziale riduzione dei tassi di morbidità e mortalità. Questo è stato osservato anche nei grandi anziani (di età > 80 anni), inoltre il trattamento antipertensivo è uno dei pochi interventi che si sono dimostrati efficaci nel ridurre la mortalità anche negli anziani con fragilità. In ogni caso, in pazienti anziani ipertesi con molte comorbidità e ridotta aspettativa di vita, vanno tenuti in considerazione anche il giudizio clinico, le preferenze del paziente e la valutazione del rapporto rischio/beneficio per quanto riguarda l’intensità del trattamento e la scelta del farmaco. Le principali classi di farmaci che vengono utilizzati sono i diuretici, gli ACE-inibitori, i sartani, i calcio-antagonisti e i beta-bloccanti. La questione del “farmaco giusto” da utilizzare negli anziani è sempre stata oggetto di dibattito nella comunità scientifica. Tuttavia, è stato osservato che tutte le classi di farmaci antipertensivi hanno un’efficacia simile nel ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari per una data riduzione dei valori pressori, e nessun farmaco si è mai dimostrato costantemente superiore agli altri. Quindi, il successo del trattamento dipende da quali sono gli effetti collaterali, in aggiunta ad altri fattori specifici del paziente come l’età, gli altri trattamenti in corso, l’interazione tra farmaci, l’aderenza terapeutica, le comorbidità ed infine il costo totale. In generale, nei pazienti anziani sono preferiti i calcio-antagonisti a lunga durata d’azione (spesso della famiglia delle diidropiridine) e i diuretici tiazidici, e se dovesse essere necessario un ulteriore farmaco si può aggiungere un ACE-inibitore a lunga durata d’azione o un sartano. Molti pazienti possono iniziare il trattamento con un singolo farmaco, ma molti di questi necessiteranno successivamente di due o più farmaci (appartenenti a classi diverse) per raggiungere il proprio target terapeutico. Lo scopo del nostro studio è quello di descrivere l’atteggiamento prescrittivo dei farmaci antipertensivi in una popolazione anziana, non istituzionalizzata. La nostra casistica conferma l’elevata prevalenza dell’ipertensione arteriosa nella popolazione geriatrica, specialmente nei grandi anziani. In generale, i diuretici sono stati i farmaci più frequentemente prescritti, seguiti dagli ACE-inibitori, beta-bloccanti, calcio-antagonisti e infine i sartani. In particolare, nella nostra casistica i diuretici sono maggiormente utilizzati nella fascia di età superiore a 80 anni, in confronto agli anziani di età inferiore. In questo studio abbiamo inoltre confrontato l’efficacia delle varie classi di farmaci antipertensivi nel ridurre i valori pressori, nonché la loro correlazione con l’ipotensione ortostatica.
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Abstract
As our population ages, the importance of cardiovascular disease (CVD) as the leading cause of death in adults becomes increasingly clear, and one major reason for this trend is the the increase of hypertension prevalence with age. Because of the change of blood pressure (BP) profiles with age, the majority of elderly hypertensive patients have increased pulse pressure and isolated systolic hypertension (ISH). Hypertension is an important risk factor for cardiovascular morbidity and mortality, particularly in the elderly, and requires optimal control and persistent adherence to prescribed medication. Furthermore, many patients with hypertension have other CVD risk factors, and the therapeutic approach should consider total CV risk in addition to BP levels in order to maximize cost-effectiveness of the management of hypertension.
Although there has been doubt about treating geriatric ISH, several studies demonstrated that reducing the high systolic BP in the elderly is related with substantial reductions in morbidity and mortality rates, even in the oldest old (>80 years of age). Furthermore, BP-lowering therapy is one of the few interventions shown to reduce mortality risk in frail older individuals. However, for older adults with hypertension and a high burden of comorbidity and limited life expectancy, clinical judgment, patient preference and a risk/benefit assessment are reasonable for decisions regarding the intensity of BP lowering and choice of antihypertensive drugs.
The main antihypertensive drug classes are diuretics, ACE-inhibitors (ACEIs), angiotensin-receptor blockers (ARBs), calcium-channel blockers (CCBs) and beta-blockers (BBs). The question of the “right drug” in the very elderly has been discussed by several societies and guideline committees. However, all classes of blood pressure lowering drugs have a similar effect in reducing CV events for a given reduction in BP, and no drug has been found to be consistently superior across all important outcomes. So, treatment success is dependent on which collateral outcome is preferred, in addition to other patient-specific factors, such as age, concurrent medications, drug interactions, drug adherence, comorbidities and total costs. In general, a long-acting CCB (most often a dihydropyridine) or a thiazide diuretic is preferred in older adult patients, and if additional therapy is required, a long-acting ACE inhibitor/ARB can be added. Many patients can be started on a single agent, but many of them will subsequently require two or more drugs from different pharmacological classes to reach their BP goals.
The aim of this study is to describe the prescription patterns of antihypertensive drugs in an old, community dwelling population. Our case study confirms the high prevalence of hypertension among the geriatric population, especially in the oldest old. In general, diuretics were the most frequently prescribed antihypertensive drugs, followed by ACEIs, BBs, CCBs and finally ARBs. In particular, diuretics were mostly utilized in the oldest old, compared to the “less elderly” patients. In this study, we also compared the effectiveness of different antihypertensive drug classes on BP lowering and their correlation with orthostatic hypotension.
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