Riassunto analitico
Introduzione. La NAFLD è l’epatopatia cronica più diffusa al mondo. Comprende uno spettro di condizioni che vanno dalla steatosi semplice (SS) alla steatoepatite non alcolica (NASH) con o senza cirrosi. La SS presenta un decorso benigno, mentre la NASH è una forma più evolutiva. La NAFLD è associata all’insulino-resistenza (IR) e alla sindrome metabolica (SM). La NAFLD si associa a complicanze epatiche ed extraepatiche come l’epatocarcinoma (HCC) e un rischio cardiovascolare aumentato. Obiettivi dello studio. L’obiettivo primario dello studio è stato quello di caratterizzare i pazienti affetti da NAFLD afferenti all’ambulatorio di epatopatie metaboliche. Gli obbiettivi secondari sono stati: la valutazione della risposta alla terapia igienico-alimentare proposta e l’identificazione di fattori di rischio di NAFLD e di evoluzione a NASH. Materiali e metodi. È stato creato un database retrospettivo con dati anagrafici, antropometrici, bioumorali, strumentali e istologici di una parte dei pazienti (n=361). Per gli obiettivi secondari sono stati messi a confronto i dati raccolti nella prima visita (t0) con le visite di controllo a 6 (t6) e 12 mesi (t12) e il grado di steatosi valutato in relazione ai principali fattori di rischio di NAFLD. Risultati. Nel campione esaminato si osserva: pari distribuzione tra sessi (M/F=1.09), età media pari a 51,748±13,01 anni, sovrappeso, dislipidemia, ipertransaminasemia e insulino-resistenza. La steatosi al t0 è presente nell’88,1% dei pazienti. L’eziologia dismetabolica è prevalente rispetto alle co-infezioni da HCV, HBV e autoimmunità (p=0,01). Il confronto a t0 tra maschi e femmine ha portato risultati significativi rispetto all’età (maschi più giovani, p=0,000), peso e circonferenza vita (maggiori nel maschio, p=0,000), col. Tot. e col-HDL (maggiore nelle donne con p=0,029 e p=0,000 rispettivamente) e trigliceridi (più alti nei maschi, p=0,005). Dividendo il campione in due gruppi secondo BMI <25e ≥25 abbiamo osservato differenze significative per circonferenza vita (p=0,000), glicemia (p=0,039), HOMA index (p=0,000), col-LDL (p=0,028), presenza di steatosi (p=0,000) e negli scores FIB-4 (p=0,002) e APRI (p=0,05), con valori più elevati per il gruppo con BMI ≥25 eccetto per col.-HDL (p=0,002) più elevato nel gruppo con BM<25. La terapia igienico-alimentare proposta è stata osservata da circa la metà dei pazienti ottenendo un calo ponderale a t6 di -2,15±5,63Kg e tra t0 e t12 di -2,84±4,62Kg. Parallelamente si è avuto una riduzione tra t0 e t12 di BMI (p=0,00), circonferenza vita (p=0,00), GOT (p=0,001), GPT (p=0,000) e GGT (p=0,000); nei maschi anche per HOMA index (p=0,033) e LDL (p=0,000), ma non della steatosi ecografica (78,5%) in entrambi i sessi. Dividendo il gruppo in età ≤53 e >53anni, si osservano differenze significative di prevalenza e distribuzione nei gradi di steatosi (p=0,010) anche quando si considera solo il sesso maschile (p=0,011). Nelle femmine risulta prevalente la steatosi indipendentemente dal grado in quelle con età >53 anni. Infine, i gradi di steatosi sono risultati correlati in modo significativo (p<0,05) con BMI, circonferenza vita, trigliceridemia, inoltre, incidono in maniera significativa nel determinare la severità di steatosi. Conclusioni. Le caratteristiche demografiche, antropometriche, bioumorali ed ecografiche del nostro campione sono in accordo con le osservazioni della letteratura scientifica; i fattori di rischio di malattia e di evoluzione sembrano essere legati a un quadro di insulino-resistenza. Attualmente l’unica terapia efficace è l’intervento sullo stile di vita, tuttavia nel tempo si perde la compliance. Probabilmente sarebbe necessario un periodo d’osservazione più lungo per vedere una eventuale risposta ecografica e/o istologica.
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