Riassunto analitico
La menopausa è caratterizzata dall’esaurimento della riserva ovarica e dalla conseguente perdita della capacità di risposta allo stimolo delle gonadotropine. La riduzione dei livelli degli estrogeni e dell’ormone antimulleriano (AMH) indicano l’inizio della menopausa. Nelle donne affette da infezione da virus dell’epatite C (HCV) l’istaurarsi della menopausa determina un aumento della velocità di progressione della fibrosi nel fegato e la ridotta risposta alle terapie antivirali.L’AMH è una glicoproteina che appartiene alla super-famiglia del trasforming growth factor beta e controlla la formazione dei follicoli primari e rappresenta un ottimo indicatore di riserva ovarica che può essere dosato indipendentemente dalla fase del ciclo mestruale o durante l’utilizzo di terapie ormonali. L’infezione da HCV nella donna determina un’alterazione della funzionalità ovarica che si traduce in una menopausa anticipata, rispetto alla donna di pari età non infetta, per questo in presenza del virus è necessario ottenere una eradicazione mediante un trattamento antivirale efficace e iniziarlo precocemente. Lo studio in oggetto valuta i risultati a lungo termine di un trattamento antivirale con con Ombitasvir-Paritaprevir/ritonavir e Dasabuvir con o senza la ribavirina (rbv) sulla funzionalità ovarica in donne affette da HCV genotipo 1 e 4. Lo scopo dello studio è valutare la modificazione dei livelli di AMH e dei livelli di Estradiolo (E2) prima e dopo il trattamento antivirale nelle pazienti che ottengono la risposta virologica sostenuta (SVR). Da Giugno 2017 a Marzo 2018, 23 donne in età fertile con infezione da HCV genotipo 1 e 4 e basso grado di fibrosi epatica, sono state arruolate presso l’unità di Gastroenterologia di Modena (Prof. E. Villa) e sottoposte a terapia antivirale per la durata di 12 settimane. Per ogni paziente sono state esaminate l’età, i livelli sierici di AMH, FSH, Inibina B ed Estradiolo e lo stato riproduttivo ovvero numero di gravidanze, età della prima e dell’ultima gravidanza, e il numero di aborti. I dati sono stati raccolti al basale, al termine della terapia, al terzo sesto mese e quindi una volta all’anno per tre anni.I risultati dello studio sono preliminari e mostrano una popolazione di donne giovani con basso grado di fibrosi epatica il che conferma una lenta progressione nelle donne giovani della patologia epatica HCV relata. Mostrano anche un’elevata efficacia della terapia antivirale (nessuna paziente non responder o relapse) associata a ottima tollerabilità degli antivirali ad azione diretta (DDAs).La coorte arruolata è composta da donne giovani HCV positive; epidemiologicamente l’infezione interessa prevalentemente una fascia di età più anziana ed è stato infatti difficile reperire il campione. Questo è rappresentato in una buona percentuale da donne con pregresso abuso di sostanze stupefacenti dato che indica la necessità di screenare queste “popolazioni speciali” al fine di identificare soggetti HCV positivi non ancora inseriti in un adeguato percorso diagnostico-terapeutico. Un secondo punto importante è rappresentato dall’evidenza che nonostante la popolazione in oggetto mostrasse livelli basali di transaminasi (GOT e GPT) sostanzialmente nei limiti di norma (limiti superiori) la terapia antivirale, quindi l’ottenimento della risposta virologica sostenuta, ha determinato una notevole riduzione dei livelli di GOT e GPT a dimostrazione del fatto che la attività replicativa virale determina comunque un processo necro-infiammatorio negli epatociti un danno fibrotico.
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