Riassunto analitico
La disciplina dei contratti pubblici fissa un sistema di regole, attinenti ai requisiti di partecipazione alle gare e alle connesse cause di esclusione, che, nel rispetto della par condicio tra i concorrenti e salvaguardando la massima partecipazione alle gare stesse, siano in grado di assicurare che il confronto competitivo preordinato alla selezione dell’operatore economico con cui stipulare il contratto si svolga solamente tra soggetti portatori di sufficienti garanzie di serietà e affidabilità, sia da un punto di vista morale, sia con riguardo alla capacità di eseguire l’appalto messo a gara. La tematica mette a stretto confronto esigenze tra di loro potenzialmente antagonistiche, come quella di semplificazione delle procedure di affidamento, da un lato, e quelle di garanzia della legalità e della concorrenza, dall’altro. Si aggiunga l’esigenza di contrastare la corruzione, che ha continuato ad inquinare il settore degli appalti pubblici, considerato uno dei più esposti al rischio dei fenomeni corruttivi. Questa complessità ha fatto sì che la disciplina dei requisiti di accesso alle procedure ad evidenza pubblica, fosse modificata più volte, in passato, da ultimo con il d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, cosiddetto Codice delle leggi antimafia. La materia è di nuovo oggetto di attenzione e di parziale riforma nel recentissimo decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, di approvazione del cosiddetto Codice dei contratti pubblici, diretto al recepimento delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, e, al tempo stesso, al riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Nel presente lavoro di tesi, in primo luogo viene effettuata un’analisi comparativa tra la direttiva 2014/24/UE e la direttiva 2004/18/CE, mettendo in luce i principali profili di interesse del legislatore comunitario e le innovazioni apportate alla materia dei requisiti di partecipazione. In secondo luogo viene proposta un’analisi critica della disciplina in questione nel decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163 e nel d.lgs. 159/2011, alla luce soprattutto dei più recenti orientamenti giurisprudenziali e dell’Anac che hanno avuto il merito, tra l’altro, di risolvere problemi di carattere pratico per le imprese (i.e. i soggetti tenuti alla dichiarazione di insussistenza delle condizioni ostative ex art. 38 d.lgs. 163/2006). Infine vengono esaminati i “nuovi” requisiti di accesso nel d.lgs. 50/2016, in particolare vengono presi in considerazione: i nuovi principi che governano la materia, il ruolo dominate dell’Anac e come il legislatore interno abbia recepito la direttiva 2014/24/UE.
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Abstract
La disciplina dei contratti pubblici fissa un sistema di regole, attinenti ai requisiti di partecipazione alle gare e alle connesse cause di esclusione, che, nel rispetto della par condicio tra i concorrenti e salvaguardando la massima partecipazione alle gare stesse, siano in grado di assicurare che il confronto competitivo preordinato alla selezione dell’operatore economico con cui stipulare il contratto si svolga solamente tra soggetti portatori di sufficienti garanzie di serietà e affidabilità, sia da un punto di vista morale, sia con riguardo alla capacità di eseguire l’appalto messo a gara. La tematica mette a stretto confronto esigenze tra di loro potenzialmente antagonistiche, come quella di semplificazione delle procedure di affidamento, da un lato, e quelle di garanzia della legalità e della concorrenza, dall’altro. Si aggiunga l’esigenza di contrastare la corruzione, che ha continuato ad inquinare il settore degli appalti pubblici, considerato uno dei più esposti al rischio dei fenomeni corruttivi.
Questa complessità ha fatto sì che la disciplina dei requisiti di accesso alle procedure ad evidenza pubblica, fosse modificata più volte, in passato, da ultimo con il d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, cosiddetto Codice delle leggi antimafia. La materia è di nuovo oggetto di attenzione e di parziale riforma nel recentissimo decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, di approvazione del cosiddetto Codice dei contratti pubblici, diretto al recepimento delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, e, al tempo stesso, al riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture.
Nel presente lavoro di tesi, in primo luogo viene effettuata un’analisi comparativa tra la direttiva 2014/24/UE e la direttiva 2004/18/CE, mettendo in luce i principali profili di interesse del legislatore comunitario e le innovazioni apportate alla materia dei requisiti di partecipazione.
In secondo luogo viene proposta un’analisi critica della disciplina in questione nel decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163 e nel d.lgs. 159/2011, alla luce soprattutto dei più recenti orientamenti giurisprudenziali e dell’Anac che hanno avuto il merito, tra l’altro, di risolvere problemi di carattere pratico per le imprese (i.e. i soggetti tenuti alla dichiarazione di insussistenza delle condizioni ostative ex art. 38 d.lgs. 163/2006).
Infine vengono esaminati i “nuovi” requisiti di accesso nel d.lgs. 50/2016, in particolare vengono presi in considerazione: i nuovi principi che governano la materia, il ruolo dominate dell’Anac e come il legislatore interno abbia recepito la direttiva 2014/24/UE.
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