Riassunto analitico
La tubercolosi (TBC), causata dal Mycobacterium tuberculosis, è una patologia infettiva trasmissibile per via aerea che interessa un terzo della popolazione mondiale e rappresenta il principale fattore di mortalità per le persone colpite da HIV. E’ stata dichiarata dall'OMS “a major global health problem” con una elevata incidenza e un aumento dei casi di farmacoresistenza (MDR-TB). La strategia del piano proposto dall’OMS per ridurre l’impatto della TBC comprende lo sviluppo di strumenti nuovi ed efficaci al fine di prevenire, individuare e trattare la patologia. I limiti dall’attuale terapia di tipo convenzionale, per via orale o parenterale, risiedono nell’elevato dosaggio, nel lungo periodo di trattamento e nei numerosi effetti collaterali che possono essere evitati mediante lo sviluppo di Drug Delivey Systems (DDS) innovativi in grado di modulare l’azione di farmaci già in uso. Diversi DDS per la somministrazione per via orale, sottocutanea, endovenosa o inalatoria sono stati oggetto di recenti studi scientifici: nanodispersioni, micro- e nanoparticelle polimeriche (PLA, PLGA, alginato, chitosano), micro- e nanoparticelle lipidiche (liposomi, SLN, SLM), micelle, niosomi, ciclodestrine e dendrimeri. Tuttavia, la somministrazione per via orale, soggetta al metabolismo di primo passaggio, potrebbe prevedere un lungo periodo di terapia in quanto solo una piccola frazione di farmaco è in grado di raggiungere i macrofagi alveolari (TB primaria) e può generare tossicità in altri organi. D'altra parte, la somministrazione per via parenterale è associata ad una scarsa aderenza del paziente alla terapia e richiede la presenza del medico. Pertanto, considerando che il 75-80% dei casi di TBC rimane localizzata nei polmoni, la somministrazione per via polmonare appare quella più logica per raggiungere tempestivamente il sito primario dell’infezione. Poiché la tubercolosi polmonare è caratterizzata dal coinvolgimento dei macrofagi alveolari nei quali i bacilli rimangono vitali, la somministrazione di farmaci anti-TBC ai macrofagi alveolari mediante tecniche di ingegnerizzazione del farmaco come tale o l’impiego di carrier particellari consentirebbe il vantaggioso targeting ai macrofagi alveolari di antibiotici impossibilitati a depositarsi sull’epitelio alveolare e a diffondere attraverso le membrane cellulari. Nonostante i vantaggi, non esistono in commercio prodotti per la terapia della TBC somministrabili per via inalatoria (solo la kanamicina è stata approvata per l’uso mediante aerosol ma è raramente impiegata) e gli studi pre-clinici o clinici sono ancora molto limitati. Recentemente, la ricerca scientifica ha rivolto l’attenzione alla progettazione di antibiotici inalabili allo stato secco mediante dispositivi del tipo Dry Powder Inhaler (DPI), ritenuti ottimali considerando la scarsa idrofilia dei farmaci anti-TBC, l’assenza di gas propellente, la maggior stabilità del farmaco e l’ininfluenza del coordinamento tra il flusso inspiratorio del paziente e il dispositivo. Tuttavia, è raro che i farmaci anti-TBC come tali possiedano caratteristiche idonee di respirabilità e di captazione da parte dei macrofagi alveolari. Pertanto, sono state proposte tecniche di ingegnerizzazione del farmaco come tale, di miscele farmaco/eccipiente (lattosio o mannitolo) e di micro- o nanoincapsulazione (liposomi, microparticelle polimeriche/lipidiche, ciclodestrine). Gli studi condotti hanno dimostrato che tali strategie permettono di raggiungere concentrazioni di farmaco nei macrofagi alveolari superiori sia a quelle ottenibili mediante somministrazione per via orale che con il farmaco come tale somministrato per via inalatoria. Gli studi in questo settore hanno interessato anche i dispositivi per l’inalazione di polveri riuscendo a sviluppare dispositivi DPI sofisticati in grado di erogare dosi di farmaco più elevate e di evitare l’influenza del flusso inspiratorio del paziente.
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