Riassunto analitico
L’elevato peso pregravidico e l’eccessivo incremento ponderale in gravidanza costituiscono un fattore di rischio per vari esiti sfavorevoli materno-fetali in gravidanza, parto, puerperio e per la vita adulta del nascituro. Scopo dello studio è valutare se una restrizione calorica e un programma motorio iniziato sin dal 1°trimestre siano in grado di limitare l’incremento ponderale a termine in gravide sovrappeso/obese. MATERIALI E METODI. 115 pazienti con BMI pregravidico≥25kg/m2 sono state randomizzate al 1°trimestre: 57 in un gruppo sperimentale (GS) e 58 in un gruppo di controllo (GC). Al GS è stata fornita una dieta a scambio (1500 kcal/die + 200/300 kcal/die); al GC è stato proposto uno schema alimentare senza indicazioni quantitative, secondo le linee guida italiane. Entrambi i gruppi hanno ricevuto un programma motorio settimanale (almeno 30 minuti di camminata, per almeno 3 volte a settimana), fornendo unicamente al GS un contapassi e un diario dell’attività. All’arruolamento, alla 16°, 20°, 32° e 36° settimana sono stati misurati peso e composizione corporea (massa magra-MM-e massa grassa-MG-) tramite bioimpedenziometria. Il peso corporeo è stato valutato anche al parto e 3 mesi dopo. Inoltre all’arruolamento, alla 20° e 36° settimana le pazienti hanno indossato un holter metabolico per 4 giorni consecutivi. RISULTATI. Le pazienti che hanno completato lo studio sono state 74 (GS:39, GC:35),10 hanno abortito al 1°trimestre, 30 sono uscite (GS: 17, GC: 19). Il peso si è modificato significativamente in corso di gravidanza per tutte le categorie di BMI: da 73,3±5,5 a 84,8±5,4 kg±ds per le sovrappeso, da 92,4±9,2 a 101,9±11,2 kg±ds per le obese e da 121,1±18,4 a 125,5±20,4 kg±ds per le grandi obese, senza differenze significative tra GS e GC. L’incremento ponderale è stato minore (p=0,014) per le grandi obese rispetto alle sovrappeso senza differenze tra GS e GC. Il 73% delle donne (GS:29, GC:25) ha rispettato le raccomandazioni IOM sull’incremento ponderale. A termine sia MM che MG sono aumentate significativamente per tutta la popolazione in studio. Le grandi obese però hanno mostrato il minor incremento (MG=2,2% e MM=5,1%) se confrontate con le sovrappeso (MG=27,5% e MM=9,8%) e obese (MG=8,1% e MM=7,1%). A termine la MG del tronco è rimasta costante e la MM degli arti inferiori è incrementata (p<0,05), senza differenze tra GS e GC per classe di BMI. A parità di incremento di MM negli arti inferiori, la MG del tronco nelle pazienti obese è diminuita, mentre nelle sovrappeso è aumentata. Anche nelle pazienti rimaste nei range IOM la MG del tronco è diminuita rispetto alle pazienti che hanno ecceduto tali range, a parità di incremento di MM negli arti inferiori. L’incremento ponderale è stato minore per le pazienti che hanno mantenuto una elevata aderenza alla dieta. L’attività fisica si è mantenuta costante nel corso della gravidanza per le pazienti sovrappeso, ma è diminuita per le pazienti obese. Non sussistono differenze tra GS e GC, tra categorie di BMI o tra chi ha o meno rispettato le raccomandazioni IOM. CONCLUSIONI. La scarsa compliance al programma proposto, evidenziata dall’elevato tasso di abbandono dello studio, sembra correlata all’elevato impegno richiesto ad una popolazione pressoché sedentaria e con errate abitudini alimentari, essa è inoltre condizionata dal livello di istruzione. L’intervento nutrizionale e motorio si è rivelato efficace sia a contenere l’incremento ponderale in gravidanza, sia a modificare positivamente la composizione corporea, limitando l’incremento di MG nel tronco e aumentando la MM negli arti inferiori, con maggiori effetti sull’obesità grave. Verosimilmente per ottenere tali risultati sono sufficienti consigli alimentari e motori in accordo alle linee guida, senza necessità di una specifica restrizione calorica, quando associati ad uno stretto monitoraggio della paziente da parte del curante.
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