Riassunto analitico
La presente tesi nasce da due considerazioni: la prima riguarda la necessità, da parte della nostra società, di acquisire una nuova saggezza ecologica, in quanto assistiamo ormai da troppo tempo a uno scorretto rapporto tra l’uomo e la natura, che ha portato progressivamente a una grave crisi ecologica; la seconda considerazione guarda all’educazione come luogo che può contribuire allo sviluppo di un approccio biocentrico, come base dalla quale partire per recuperare una connessione con il mondo naturale. L’obiettivo del presente lavoro consiste nel dimostrare in che modo l’ambiente naturale possa essere utilizzato come possibile ‘aula verde’, come ‘aula a cielo aperto’ in grado di sostenere e nutrire la salute, la crescita e lo sviluppo dei nostri bambini, oltre che di risvegliare in loro un sentimento che poi diventi capacità di riflettere criticamente sulle cose e di agire con consapevolezza. Per confermare tale ipotesi si sono svolte ricerche riguardanti le radici dell’approccio educativo outdoor, rivelando una significativa eredità letteraria a sostegno di tale ipotesi; tale eredità si compone dei testi degli autori protoecologisti e di riflessioni antiche in ambito prettamente pedagogico, le quali hanno dimostrato un’assoluta attualità. Gli studi si sono successivamente concentrati sui significati e sui fondamenti delle pratiche dell'Outdoor Education, in quanto si ritiene che in essi alberghino i punti nodali da cui partire per riformulare le modalità di fare educazione, le quali oggi risultano soffocate da preoccupazioni eccessive e pregiudizi infondati, privando i bambini di campi di esperienza fondamentali per la loro crescita non solo fisica ma anche cognitiva e socio-affettiva. Si è infine svolta una ricerca esplorativa all’asilo nel bosco della località di Pecorile (RE); essa si è avvalsa di strumenti, quali l’osservazione partecipante e l’intervista, per indagare, esplorare idee, comportamenti, motivazioni e significati dell’esperienza educativa in natura; una ricerca quindi qualitativa, volta all’approfondimento operativo di quanto trattato teoricamente nei capitoli precedenti. Solo a conclusione di tale percorso di studio si sono potute trarre alcune conclusioni: - nutrire l’infanzia di esperienze vissute in contesti naturali contribuisce a formare una coscienza ecologica, base dalla quale partire per realizzare uno sviluppo sostenibile, non solo inteso come compatibilità tra i nostri bisogni e le risorse del pianeta, ma anche come inclusione dei diversi modelli di società, come superamento delle disuguaglianze e come valorizzazione delle differenze; in quanto ci si sente parte di una comunità biologica, prima che sociale. - L’ambiente naturale risulta essere lo spazio più adatto per la messa in patica del gioco spontaneo, sofisticato strumento in grado di sostenere ogni tipo di apprendimento dei bambini, nato e guidato dai loro interessi; con esso i bambini affinano contemporaneamente competenze sociali, emotive, motorie e cognitive all’interno di uno spazio protetto nel qual poter sbagliare, sperimentarsi e mettersi nei panni degli altri. Dallo studio si evince come un ambiente non strutturato come quello naturale permetta ai bambini di sviluppare dei requisiti fondamentali che costituiscono le basi di qualsiasi percorso di apprendimento, oltre che di vita. - Un’ulteriore aspetto che contribuisce a conferire valore all’approccio educativo outdoor riguarda la propensione a costruire un’immagine positiva di sé, esperienze dirette in cui l’impegno, il coraggio di ripartire dai propri sbagli, la tenacia nel persistere anche quando la situazione mette in difficoltà, permette di raggiungere i propri obiettivi e conseguentemente di acquisire un senso di autostima e di autoefficacia.
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