Riassunto analitico
L'infarto NSTEMI ha un'incidenza di 3 casi per 1000 abitanti ogni anno. Si tratta, dunque, di un evento molto frequente e diffuso. All’elettrocardiogramma l’infarto NSTEMI è identificato da un transitorio o persistente sottoslivellamento del tratto ST, sopraslivellamento non persistente (< a 20 minuti), inversione delle onde T, oppure può risultare normale. Viene chiamato anche infarto non-Q, poiché non si ha la formazione di onde Q patologiche all’ECG, a differenza di un infarto STEMI, dove la necrosi trans murale è individuata da un onda Q patologica. I fattori di rischio sono età (a partire dai 55 anni nell'uomo e 65 anni nella donna), sesso, familiarità, diabete, dislipidemia, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, obesità ed insufficienza renale. Questo studio restrospettivo monocentrico mira a ricercare quali sono i fattori predittivi che possano essere messi in relazione con l'outcome di pazienti che hanno sviluppato un infarto NSTEMI. Gli outcomes presi in considerazione nello studio sono: il decesso, l’infarto miocardico acuto e la ripetizione della procedura. Essi sono stati registrati al follow-up eseguito a 30 giorni, 6 mesi e 12 mesi. La descrizione del campione in studio è stata eseguita tramite il calcolo di media e deviazione standard per le variabili continue (es. età) e come frequenze assolute e percentuali per le variabili categoriche (es. sesso). Sono state considerate le seguenti variabili di caratterizzazione del campione: età in anni, genere (maschile o femminile), presenza di fibrillazione atriale (sì o no), terapia anticoagulante (sì o no), diagnosi (infarto non Q o angina instabile), filtrato (<50 o >50). Il campione preso in considerazione è costituito da 864 pazienti sottoposti a valutazione percutanea mediante coronarografia e caratterizzati da un interessamento sub-occlusivo di due o più vasi. È stata valutata l’associazione tra la presenza di fibrillazione atriale in anamnesi e l’incidenza di infarto non Q. Valutata mediante un test chi-quadro, l’associazione tra queste due variabili è risultata non essere statisticamente significativa (p=0.103). Inoltre, un’età maggiore di 75 anni costituisce un predittore statisticamente significativo di decesso nel follow-up a 1 anno (p=0,0105). Il sesso maschile rappresenta un fattore protettivo per il rischio di recidiva di IMA a 1 anno (p=0,0130). I pazienti con diagnosi di infarto non Q, rispetto a quelli con diagnosi di angina instabile, hanno riportato una più elevata frequenza di infarto miocardico acuto e ripetizione della procedura, sia al follow-up a 30 giorni (p=0.003 e p=0.023 rispettivamente) sia al follow-up a 6 mesi (p=0.012 e p=0.002 rispettivamente). Infine, un filtrato glomerulare maggiore di 50 ml/min, rispetto ad un filtrato glomerulare minore di 50 ml/min, si è dimostrato un fattore protettivo nel follow-up a 30 giorni per IMA e ripetizione della procedura (p=0,0050 e p=0,0170 rispettivamente), protettivo nel follow-up a 6 e 12 mesi per il decesso (p=0,0106 e p=0,0003 rispettivamente). Dunque, il dato più rilevante ed esaltante è rappresentato dalla funzionalità renale, che costituisce un importante fattore predittivo dell’outcome di pazienti affetti da NSTEMI multivasale: chi presenta una funzionalità renale inferiore a 50 ml/min ha un maggior rischio di sviluppare una recidiva di IMA e di ripetere la procedura a 30 giorni e di andare incontro ad exitus a 6 e 12 mesi, rispetto ai pazienti con buona funzionalità renale.
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