Riassunto analitico
Il prelievo di tessuto adiposo con le sue cellule mesenchimali, la sua purificazione ed il successivo innesto autologo sottocutaneo, tramite infiltrazione, è una tecnica già diffusamente utilizzata nel miglioramento delle complicanze della radioterapia sulla cute, la quale può riportare lesioni di diverso grado di intensità in termini di scarsa rigenerazione/turnover cellulare, aderenze, fibrosi, ulcere, teleangectasie, trombosi capillari superficiali, flogosi, fino a casi di sofferenza cutanea con esposizione dell’espansore o della protesi mammaria e necessaria rimozione. Il trattamento permette di ridurre le aderenze ed aumenta il pool di cellule in grado di differenziare e rigenerare la cute, nonché l’elasticità cutanea. Tuttavia, l’applicazione dopo la radioterapia, a danno già manifesto, fornisce risultati limitati e solo parzialmente risolutivi. È possibile che un trapianto adiposo autologo eseguito prima della radioterapia possa consentire di agire in maniera preventiva sui danni attinici. Poiché non sono stati ancora effettuati test riguardo a questo possibile approccio terapeutico, vorremo valutarne l'efficacia all’interno di un progetto di cui questa rappresenta la fase preliminare. L’obiettivo finale della ricerca consisterà nel valutare l’efficacia dell’impianto di cellule di tessuto adiposo autologo prima del trattamento radioterapico al fine di prevenire i danni cutanei indotti dalla radioterapia stessa o quantomeno di ridurne l’intensità in modo significativo. La ricerca si propone di valutare tale effetto nell’animale, al fine poi di permettere una successiva fase di ricerca sul paziente. Tuttavia, prima di procedere alla somministrazione di una dose radioterapica, è stato necessario testare, con uno studio pilota, il grado di attecchimento del trapianto adiposo nel topo, al fine di valutare l’effettiva persistenza del tessuto nella sede che sarà poi sottoposta a radiazione. Questo è stato l’obiettivo perseguito in questa prima fase di ricerca. Sono stati utilizzati 5 topi Mus Musculus, dai quali è stato prelevato, previa anestesia generale con Isoflurano, il tessuto adiposo inguinale tramite dissezione chirurgica. Successivamente il prelievo di 1 ml standard è stato sottoposto a frazionamento meccanico e re-iniettato a livello sottocutaneo nell’emidorso di destra. La ferità è stata chiusa con punti di sutura chirurgici. A distanza di un mese si è valutato il grado di attecchimento dell’innesto con prelievo bioptico della cute del topo trattata e confronto istopatologico con quella non trattata. I risultati ottenuti hanno permesso di verificare l’efficacia del trapianto adiposo, il quale ha attecchito a livello sottocutaneo mostrando non solo la permanenza del tessuto ma anche un discreto grado di vascolarizzazione. Tale evidenza ha posto le basi per proseguire il progetto di ricerca su un numero di topi maggiore e sottoponendo i suddetti sia alla fase di autotrapianto adiposo, sia alla fase radioterapica.
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Abstract
Il prelievo di tessuto adiposo con le sue cellule mesenchimali, la sua purificazione ed il successivo innesto autologo sottocutaneo, tramite infiltrazione, è una tecnica già diffusamente utilizzata nel miglioramento delle complicanze della radioterapia sulla cute, la quale può riportare lesioni di diverso grado di intensità in termini di scarsa rigenerazione/turnover cellulare, aderenze, fibrosi, ulcere, teleangectasie, trombosi capillari superficiali, flogosi, fino a casi di sofferenza cutanea con esposizione dell’espansore o della protesi mammaria e necessaria rimozione. Il trattamento permette di ridurre le aderenze ed aumenta il pool di cellule in grado di differenziare e rigenerare la cute, nonché l’elasticità cutanea.
Tuttavia, l’applicazione dopo la radioterapia, a danno già manifesto, fornisce risultati limitati e solo parzialmente risolutivi. È possibile che un trapianto adiposo autologo eseguito prima della radioterapia possa consentire di agire in maniera preventiva sui danni attinici. Poiché non sono stati ancora effettuati test riguardo a questo possibile approccio terapeutico, vorremo valutarne l'efficacia all’interno di un progetto di cui questa rappresenta la fase preliminare. L’obiettivo finale della ricerca consisterà nel valutare l’efficacia dell’impianto di cellule di tessuto adiposo autologo prima del trattamento radioterapico al fine di prevenire i danni cutanei indotti dalla radioterapia stessa o quantomeno di ridurne l’intensità in modo significativo. La ricerca si propone di valutare tale effetto nell’animale, al fine poi di permettere una successiva fase di ricerca sul paziente. Tuttavia, prima di procedere alla somministrazione di una dose radioterapica, è stato necessario testare, con uno studio pilota, il grado di attecchimento del trapianto adiposo nel topo, al fine di valutare l’effettiva persistenza del tessuto nella sede che sarà poi sottoposta a radiazione. Questo è stato l’obiettivo perseguito in questa prima fase di ricerca.
Sono stati utilizzati 5 topi Mus Musculus, dai quali è stato prelevato, previa anestesia generale con Isoflurano, il tessuto adiposo inguinale tramite dissezione chirurgica. Successivamente il prelievo di 1 ml standard è stato sottoposto a frazionamento meccanico e re-iniettato a livello sottocutaneo nell’emidorso di destra. La ferità è stata chiusa con punti di sutura chirurgici. A distanza di un mese si è valutato il grado di attecchimento dell’innesto con prelievo bioptico della cute del topo trattata e confronto istopatologico con quella non trattata.
I risultati ottenuti hanno permesso di verificare l’efficacia del trapianto adiposo, il quale ha attecchito a livello sottocutaneo mostrando non solo la permanenza del tessuto ma anche un discreto grado di vascolarizzazione. Tale evidenza ha posto le basi per proseguire il progetto di ricerca su un numero di topi maggiore e sottoponendo i suddetti sia alla fase di autotrapianto adiposo, sia alla fase radioterapica.
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