Riassunto analitico
Backgound: Circa il 20% dei pazienti con carcinoma colo-rettale (CCR) presenta una malattia avanzata alla diagnosi e circa il 35% dei pazienti trattati con intento curativo svilupperà metastasi a distanza. L’outcome in questi pazienti risulta condizionato dalla sede in cui insorge la neoplasia (colon destro vs sinistro), dalla terapia eseguita (chemioterapia, anticorpi monoclonali) e dallo stato mutazionale del tumore (NRAS, KRAS, BRAF e stato di espressione delle proteine del mismatch repair o instabilità microsatellitare). Lo studio si propone di analizzare le variabili sopracitate in una casistica di adenocarcinomi del colon destro al fine di trarre conclusioni che possano essere utilizzate nella pratica clinica.
Metodi: È stato creato ed analizzato un database che comprende i dati provenienti dalla sottopopolazione di pazienti affetti da adenocarcinoma del colon destro metastatico trattati nell’ambito della pratica clinica di alcuni centri oncologici dell’Emilia Romagna valutandone retrospettivamente le caratteristiche epidemiologiche, molecolari e l’efficacia dei farmaci oncologici al fine di migliorarne la gestione clinica.
Risultati: Sono stati identificati 194 pazienti che rispondevano ai criteri di inclusione dello studio, l’età media era di 66 anni e la sopravvivenza globale di 19.9 mesi. I pazienti RAS mutati erano 104 (53.6%), i BRAF mutati 43 (22.2%), i RAS e BRAF WT erano 47 (24,2%); non è stato possibile analizzare il dato relativo a mutazioni riguardanti i geni del mismatch repair o circa l’instabilità microsatellitare a causa dell’incompletezza di alcuni dei dati pervenuti. Per quello che riguarda la terapia medica somministrata ai pazienti in prima linea, 43 pazienti (22.2%) son stati sottoposti ad un trattamento combinato di chemioterapici ed anticorpi monoclonali anti EGFR (Cetuximab e Panitumumab), 93 (47.9%) ad un regime di chemioterapici ed anticorpi anti VEGFR (Bevacizumab) e 58 (29.9%) a sola chemioterapia. I pazienti trattati con anti-EGFR in I linea hanno un 53,1% di risposte obiettive. I pazienti BRAF mutati hanno una sopravvivenza globale inferiore rispetto ai pazienti BRAF WT, mentre non vi è differenza fra i gruppi RAS mut/BRAF WT e RAS WT/BRAF WT. Conclusioni: I pazienti RAS e BRAF WT nel nostro campione sono circa un quarto del totale. Secondo alcuni dati di letteratura la localizzazione destra rappresenta un fattore prognostico negativo ma anche predittivo di resistenza al trattamento con anti-EGFR. Nella nostra casistica la sopravvivenza risulta inferiore rispetto ai dati di letteratura, sia perché si tratta di una casistica “real-life”, sia per via del valore prognostico negativo della localizzazione destra. Nel nostro studio, inoltre, è stato evidenziato come il 53.1% dei pazienti trattati con anti EGFR ha una risposta obiettiva (46,9% di risposte parziali e 6,2% di risposte complete), ciò significa che qualora volessimo ottenere una risposta obiettiva, legata per esempio ad un downstaging che consenta di convertire un paziente da inoperabile ad operabile, tale trattamento potrebbe essere utilizzato. 58 pazienti (29.9%) sono stati trattati con sola chemioterapia, che rispetto ai trattamenti disponibili costituisce un trattamento subottimale. Questo potrebbe essere legato all’età mediamente più avanzata di questi pazienti rispetto a quelli trattati con anticorpi monoclonali, ma anche a motivazioni di tipo economico-sanitario. Infine i pazienti BRAF mutati hanno una sopravvivenza inferiore ai pazienti BRAF WT (risultato in accordo con i dati presenti in letteratura). Viceversa nell’ambito dei pazienti BRAF WT, non vi è alcuna differenza in termini di sopravvivenza tra i pazienti RAS WT e RAS mutati.
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