Riassunto analitico
Ogni anno durante il terzo trimestre di gravidanza muoiono circa 2,6 milioni di feti; metà di questi durante il parto. Altri 2,7 milioni nascono vivi per poi morire durante il loro primo mese di vita. Con un complessivo di 5,3 milioni di casi all’anno, la morte perinatale ha effetti su vasta scala sulla donna e sulle famiglie che subiscono il lutto, sugli operatori sanitari, che assistono ad un evento tragico ed inatteso, ed in ultimo sull’intera comunità. La morte perinatale è un trauma per i genitori e le famiglie che hanno il diritto di ricevere informazioni per comprendere cosa ha causato la morte del loro bambino e di sapere se il tragico evento può ripresentarsi in futuro. Di conseguenza stabilire le possibili cause di morte e sviluppare un sistema per classificarle sono elementi indispensabili per i ricercatori, per gli operatori socio-sanitari e per chi si occupa di politiche sanitarie. Per questo motivo la Commissione Regionale Natimortalità dal 2014 raccoglie e classifica le morti fetali dell’Emilia-Romagna, per identificare la cause di morte più frequenti, ridurre il numero di morti inspiegate e pianificare sistemi di prevenzione. La necessità di razionalizzare gli approcci alla classificazione delle cause di morte perinatale è riconosciuta a livello mondiale, tantoché The Lancet nel 2011 auspica la creazione di un “sistema classificativo universale” e l’Every Newborn Action Plan dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) pubblicato nel 2014, sostenuto dalle Nazioni Unite, identifica le cause di morte come un tassello chiave nella comprensione dei dati disponibili, proponendo la registrazione di tutte le morti perinatali insieme alle rispettive cause come indicatori globali. Una rassegna del 2016, tuttavia, identifica 81 diversi sistemi classificativi per le cause di morte perinatale, in aggiunta alla decima revisione dell’International Classification of Diseases (ICD-10) della WHO, che sono stati creati, modificati e/o utilizzati fra il 2009 e il 2014. Lo sviluppo di un numero così elevato di classificazioni è legato alla necessità di aggiungere dettagli e categorie, aumentare l’accuratezza, raggiungere nuovi gruppi di utenti, permettere l’identificazione delle cause sottostanti l’evento e ridurre il numero di morti inspiegate. Tale situazione è dovuta anche alla complessità dei processi fisiopatologici che coinvolgono la madre, il feto e la placenta e al fatto che le morti perinatali spesso sono il risultato di interazioni di molteplici processi. All’interno di tale contesto nel 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica l’applicazione della ICD-10 alla mortalità perinatale, ovvero la ICD-PM6, con l’intento di arginare l’ampio numero di sistemi classificativi che ostacola gli sforzi per la comprensione e la prevenzione delle morti. Con il presente studio vogliamo mettere a confronto il nuovo sistema classificativo ICD-PM e due dei più efficienti sistemi al mondo, il ReCoDe ed il CODAC.
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