Riassunto analitico
Il presente lavoro si propone di analizzare l'istituto dell'imputabilità nell'ambito dell'ordinamento penale. La trattazione è suddivisa in due parti principali. Nella prima parte vengono affrontati i fondamenti della categoria giuridica dell'imputabilità, esaminando la problematica del libero arbitrio sia dal punto di vista filosofico che giuridico. Viene posta la domanda fondamentale: "Siamo liberi di volere?", presupposto essenziale dell'imputabilità e della colpevolezza nel diritto penale, e si analizzano le risposte fornite dagli studiosi. Successivamente, viene trattata la questione del ruolo della colpevolezza nell'ordinamento giuridico in relazione al mutato scopo della pena, interrogandosi sulla necessità di mantenere l'imputabilità come uno dei presupposti che conferiscono allo Stato il diritto di punire. Il secondo capitolo si focalizza sulla questione della libertà di volere dal punto di vista di un dibattito interdisciplinare, analizzando le posizioni della psicopatologia e i suoi rapporti complessi con il diritto. Si discute di come queste discipline possano giungere a una soluzione compromissoria. Inoltre, vengono esaminate le nuove scoperte neuroscientifiche che, secondo molti, potrebbero rivoluzionare le conclusioni raggiunte sulla capacità dell'uomo di autodeterminarsi, richiedendo una sostanziale revisione dei presupposti e degli istituti fondamentali del diritto penale. Si considera anche un orientamento più moderato che vede nella collaborazione tra diritto penale e neuroscienze una possibilità per individuare e concretizzare sempre meglio la prova della capacità di intendere e di volere del reo. La seconda parte del lavoro approfondisce la disciplina del Codice Rocco riguardante l'istituto dell'imputabilità e del vizio di mente, riassumendo il dibattito sulla sua posizione all'interno della teoria del reato, ancora irrisolto. Vengono analizzati i problemi legati alla nozione di "infermità", derivanti dalla vaghezza del termine e dalla crisi della psichiatria, cui il diritto fa riferimento per normare la questione. Si esaminano inoltre gli orientamenti della giurisprudenza, che ha ampliato l'elenco dei disturbi mentali rilevanti ai sensi degli artt. 88 e 89 c.p., il che per alcuni comporta un allentamento delle esigenze preventive. Tuttavia, si sottolinea la necessità del nesso eziologico che lega l'infermità mentale al fatto commesso, cercando di pervenire a un giudizio sempre più aderente alle caratteristiche specifiche del soggetto. L'ultima parte è dedicata a un confronto con il sistema di common law inglese. Attraverso l'analisi della normativa britannica sull'insanity defense, si valuta se essa possa offrire spunti di riflessione per una possibile modifica delle norme relative all'istituto dell'imputabilità nel sistema penale italiano, ormai considerate anacronistiche e modellate da interventi giurisprudenziali.
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Abstract
This work aims to analyze the institution of criminal responsibility within the framework of criminal law. The discussion is divided into two main parts.
The first part addresses the foundations of the legal category of criminal responsibility, examining the issue of free will from both a philosophical and legal perspective. The fundamental question is posed: "Are we free to will?"—a crucial premise for criminal responsibility and guilt in criminal law—and the responses provided by scholars are analyzed. Subsequently, the role of guilt in the legal system is discussed in relation to the changed purpose of punishment, questioning the necessity of maintaining criminal responsibility as one of the prerequisites that grant the State the right to punish.
The second chapter focuses on the issue of free will from an interdisciplinary debate perspective, analyzing the positions of psychopathology and its complex relationship with the law. It discusses how these disciplines can reach a compromise solution. Additionally, new neuroscientific discoveries are examined, which, according to many, could revolutionize the conclusions reached about human self-determination, requiring a substantial revision of the fundamental premises and institutions of criminal law. A more moderate approach is also considered, which sees the collaboration between criminal law and neuroscience as a possibility for increasingly identifying and concretizing the proof of the defendant's capacity to understand and will.
The second part of the work delves into the provisions of the Rocco Code regarding the institution of criminal responsibility and mental illness, summarizing the debate on its position within the theory of crime, which remains unresolved. The problems related to the notion of "mental illness" are analyzed, stemming from the vagueness of the term and the crisis in psychiatry, to which the law refers to regulate the issue. The orientations of jurisprudence are also examined, which have expanded the list of relevant mental disorders under Articles 88 and 89 of the Penal Code, which, according to some, has led to a relaxation of preventive needs. However, the necessity of the causal link that ties the mental illness to the committed act is emphasized, seeking to arrive at a judgment that increasingly adheres to the specific characteristics of the subject.
The last part is dedicated to a comparison with the English common law system. Through the analysis of British legislation on the insanity defense, it is assessed whether it can offer insights for a possible modification of the norms related to the institution of criminal responsibility in the Italian penal system, which are now considered outdated and shaped by judicial interventions.
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