Riassunto analitico
Il selenio ha un impatto sulla genomica funzionale, media la regolazione epigenetica attraverso cambiamenti nell'acetilazione dell'istone e nella metilazione del DNA potenzialmente attraverso alterazioni nell’istone deacetilasi e DNA metiltransferasi (DNMT). Bassi livelli di selenio portano a danni al DNA e quindi influenzano la stabilità genomica. I selenocomposti diminuiscono la mutagenesi, l'ossidazione del DNA e aumentano la riparazione del DNA attraverso le glicosilasi e la riparazione per escissione. Il selenio modula i fattori di trascrizione e quindi influenza la loro funzione; alcuni esempi riguardano il fattore nucleare kB (NF-κB) nella via dello stress ossidativo, le zinc finger protein per la stabilità genomica e il ciclo cellulare e il fattore di trascrizione dell'elemento regolatore dello sterolo per la regolazione lipidica. Nella maggior parte delle cellule cancerose, i selenocomposti come il selenito e l’acido metilseleninico causano l'inibizione dell'attività di DNMT e quindi una diminuzione della metilazione del DNA. Sapendo inoltre che a livello delle cellule tumorali vi è uno squilibrio tra i radicali liberi dell’ossigeno e gli equivalenti riducenti e che è dannoso sostenere questo squilibrio, alcuni studi hanno cercato di sviluppare nuovi modulatori di ossidoriduzione come nuovi agenti antitumorali, fra questi i composti del selenio hanno mostrato una notevole efficacia. Il selenio esercita molte funzioni fisiologiche cellulari mediate dalla sua incorporazione nelle selenoproteine, principalmente sotto forma di selenocisteina, il 21° amminoacido. Il genoma umano contiene 25 geni delle selenoproteine. Il selenio è quindi un oligoelemento essenziale che costituisce una parte integrante delle selenoproteine e di alcuni enzimi antiossidanti come glutatione perossidasi (GPx), tioredossina reduttasi, iodotironina deiodinasi che proteggono le cellule dagli effetti dannosi dei radicali liberi prodotti durante l’ossidazione. Tra le selenoproteine contenenti selenio sotto forma di selenocisteina vi è la selenoproteina P che oltre a proteggere l’organismo dai danni causati dai radicali liberi, è un importante indicatore del selenio nell’organismo poiché trasporta il selenio nel sangue. Il selenio è quindi essenziale per le funzioni di queste proteine, tuttavia è noto che la dose di selenio assunta influenza le funzioni cellulari e genetiche associate all’immunità, al metabolismo energetico e al cancro. Alcuni studi hanno inoltre scoperto che alcune malattie presentano polimorfismi a singolo nucleotide a carico dei geni che codificano per le selenoproteine come la malattia di Kashin-Beck, la tiroidite di Hashimoto, i tumori al colon-retto, alla prostata e al seno. Diversi studi hanno dimostrato che il rischio di cancro al seno è influenzato dal polimorfismo a singolo nucleotide (rs1050450) a livello del gene che codifica per la glutatione perossidasi 1, in concomitanza con fattori legati allo stile di vita come il fumo. Inoltre, è stato riportato che i polimorfismi a singolo nucleotide a livello dei geni che codificano per la glutatione perossidasi 1 e la selenoproteina P influenzano il rischio prostatico. Sia gli studi di genotipizzazione che quelli meccanicistici suggeriscono che il selenio e le selenoproteine sono rilevanti per la comprensione della biologia del cancro. E' importante che la ricerca su selenio e cancro continui in modo da avere maggiori informazioni sul ruolo del selenio nella chemioprevenzione e sula dose di selenio ottimale.
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