Riassunto analitico
Don Lorenzo Milani (1923-1967) è dal 1958, ovvero dalla pubblicazione del suo primo libro, Esperienze pastorali, ritirato dal commercio per decreto del S. Uffizio, un personaggio pubblico, che ha saputo con le sue prese di posizione, con i suoi scritti e il suo ministero sacerdotale, toccare alcuni nervi scoperti della chiesa, della società, della politica, della cultura italiana. Alla sua morte, le sue opere e la sua figura sono state rilette, recepite e ridiscusse: è diventato un’icona del 1968, il simbolo per antonomasia del prete disobbediente, del maestro solitario contro la scuola borghese; è diventato un capitolo nei manuali di pedagogia, attraverso lo studio del suo modo di “fare scuola”, è stato analizzato il suo pensiero, citato nei dibattiti politici, incastrato in slogan ad effetto, che non fanno altro che banalizzare il suo pensiero, anestetizzare la sua radicalità. Come intitolava una sua opera l’amico giornalista di vecchia data Giorgio Pecorini negli anni Novanta: “Don Milani! Chi era costui?”, sancendo come di fatto ci fosse ancora bisogno, nonostante le tante analisi, di capire realmente chi fosse stato Lorenzo Milani. Tema dunque di questa tesi è provare a sistematizzare il dibattito pubblico su Milani e la sua opera, cercando di individuarne le stagioni, le interpretazioni che hanno segnato i vari decenni, e soprattutto gli usi e gli abusi del suo pensiero, che ancora oggi, in certi settori del mondo della scuola, del mondo della politica e della cultura, continuano ad essere riproposti, sotto diverse vesti.
|