Riassunto analitico
BACKGROUND: L’ipotensione postprandiale è definita come una riduzione della pressione arteriosa sistolica ≥ 20 mmHg entro due ore dalla fine di un pasto. In alternativa, può essere definita come il riscontro di una pressione arteriosa sistolica ≤ 90 mmHg in presenza di valori preprandiali ≥ 100 mmHg. Tale condizione, sebbene spesso sotto diagnosticata, è molto frequente nella pratica clinica, soprattutto fra gli anziani, i diabetici, i pazienti ospedalizzati e quelli affetti dalla malattia di Parkinson. Le manifestazioni più comuni sono nausea, cefalea, disturbi visivi, angina, vertigini, cadute e sincope. L’ipoperfusione d’organo a livello cardiaco e cerebrale può determinare decadimento cognitivo, infarto miocardico e ictus, rendendo tale condizione un predittore di eventi avversi gravi e di mortalità. La fisiopatologia non è del tutto chiara e prevede complesse interazioni tra meccanismi autonomici e ormonali. L’obiettivo del trattamento dell’ipotensione è ridurre i sintomi e migliorare la qualità di vita del paziente. L’approccio terapeutico si suddivide in due rami: non farmacologico, da preferire in un primo momento, che prevede l’adozione di regole comportamentali, e non farmacologico, basato sull’utilizzo di sostanze come caffeina, guar, acarbosio, octreotide o vasopressori. Il monitoraggio della pressione arteriosa delle 24 ore è uno strumento molto utile per la diagnosi di ipotensione postprandiale e per la rilevazione delle alterazioni pressorie tipicamente correlate.
SCOPO: Lo scopo dello studio è descrivere le caratteristiche dei pazienti affetti da ipotensione postprandiale afferenti all’ambulatorio di Cardiogeriatria per l’esecuzione dell’holter pressorio. Il fine ultimo consiste nel perfezionamento del processo diagnostico-terapeutico in modo da ridurre l’incidenza di eventi avversi e disabilità.
MATERIALI E METODI: Sono stati studiati 312 pazienti (età media 73,0 ± 14,1 anni, 52,2% femmine) consecutivamente afferenti all’ambulatorio di Cardiogeriatria presso l’Ospedale Civile di Baggiovara per l’esecuzione dell’holter pressorio, dal 1 gennaio 2020 al 1 maggio 2022. Il campione è stato suddiviso in due gruppi in base alla rilevazione o meno di IPP e, per ogni gruppo, è stata raccolta l’anamnesi farmacologica e patologica remota.
RISULTATI: La prevalenza di IPP è del 41,3% (129 pazienti). Tali pazienti sono risultati mediamente più anziani (76,1 ± 12,1 contro 70,7 ± 15,0 anni; p<0,001). Nei pazienti con IPP, i farmaci risultati statisticamente significativi sono: ipoglicemizzanti orali, ipolipemizzanti, anticoagulanti e antidepressivi. Le patologie risultate statisticamente significative sono: diabete mellito di tipo 2, cardiopatia ischemica e demenza. Al MAPA, i pazienti con IPP hanno una maggiore prevalenza di variabilità pressoria patologica, profilo inverted-dipper, ipertensione sistolica isolata notturna, pressione differenziale patologica e reazione di allarme al personale sanitario.
CONCLUSIONE: L’IPP è una condizione molto frequente nel nostro ambulatorio. I pazienti affetti assumono un numero maggiore di farmaci e hanno una più alta prevalenza di comorbilità. Inoltre, essi sperimentano patterns pressori tipicamente associati ad una disfunzione del sistema nervoso autonomo. Per tale motivo, l’ipotensione postprandiale può essere considerata un indice di disautonomia cardiovascolare.
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