Riassunto analitico
Il presente elaborato tratta la questione giuridica della piena comunione con la Chiesa Cattolica e si struttura in tre capitoli. Nel primo capitolo si analizzano: l’incorporazione alla Chiesa tramite il battesimo e la relativa acquisizione di personalità giuridica (can. 96); le differenze e le analogie che intercorrono tra la definizione di persona e quella di christifidelis (can. 204); la formulazione conciliare di uguaglianza ontologica dei fedeli (can. 208). Successivamente si approfondisce la condizione di comunione piena con la Chiesa. Inizialmente si fornisce un quadro interpretativo del concetto di communio. Poi, chiariti i vincoli necessari per dirsi in comunione piena (can. 205) si procede con lo studio delle defezioni dalla stessa (eresia, apostasia e scisma, can. 751). Infatti in virtù del battesimo tutti i cristiani battezzati sono incorporati alla Chiesa (can. 96), ma soltanto i cristiani cattolici godono di una piena comunione (can. 205). Questi ultimi si mantengono in comunione piena anche se peccatori, tuttavia in questo caso la loro incorporazione è non piena, e la loro salvezza è fortemente pregiudicata. Relativamente al godimento effettivo dei diritti, tuttavia, la piena comunione non è l’unico criterio da tenere in considerazione, si deve riconoscere l’esistenza di una gradazione anche in virtù di ulteriori fattori, quali la presenza di una sanzione (can. 96 §2), e il possesso della Grazia santificante, condizione per essere in una comunione spirituale e vitale con Cristo e anche per poter accedere al sacramento dell’Eucarestia. Il capitolo secondo si interroga quindi su quale sia il rapporto tra coloro che vengono meno ad un vincolo sacramentale (il matrimonio), e hanno quindi perso la Grazia santificante, e la Chiesa Cattolica. Che valore ha la Grazia sotto un profilo giuridico? La costituzione dogmatica Lumen Gentium non aveva tralasciato di inserire come requisito, per la piena incorporazione alla Chiesa, il possesso dello Spirito di Cristo. Tuttavia questa condizione non è stata riproposta nel Codice del 1983 all’interno del can. 205. Ci si domanda quindi in quale rapporto di comunione si trovino i divorziati (eventualmente risposati), ovvero se possano dirsi appartenenti alla Chiesa e di quali diritti godano. L’ultimo capitolo prosegue con l’analisi della questione delle situazioni matrimoniali “irregolari” alla luce del pontificato di Francesco. Si procede dapprima con lo studio dei lavori sinodali ed in seguito dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia, conclusiva di un percorso di riflessione durato due intensi anni; domandosi da ultimo che ruolo abbiano diritto canonico, principio di epikeia e pastorale nella “rivoluzione dei modi” attualmente in atto.
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