Riassunto analitico
Il distacco dei lavoratori rappresenta un istituto che in senso lato si fa rientrare nella pratica delle esternalizzazioni. Questo fenomeno era nato nelle società fra loro collegate per rispondere alle esigenze di flessibilità, specializzazione ed economicità organizzativa delle imprese. Con il termine distacco si intende quella pratica attraverso la quale il datore di lavoro per soddisfare un proprio interesse pone un suo lavoratore a servizio di un altro soggetto. Così si verifica una temporanea dissociazione soggettiva fra il titolare del rapporto di lavoro e l'utilizzatore della prestazione. Questo rappresenta una deroga giurisprudenziale al generale divieto di interposizione e configura una fattispecie di lecita somministrazione di lavoro, che non viene attuata tramite agenzie e può costituire uno strumento di decentramento produttivo. La regolamentazione legislativa del distacco in Italia è relativamente recente e presenta alcune inesattezze e lacune. E' evidente che tale istituto merita particolare attenzione da parte di giurisprudenza e di dottrina, perché raffigura i rischi collegati con suo utilizzo improprio e abusivo. Ciò diviene soprattutto attuale nel momento di crisi, quando le imprese cercano di ridurre i costi di produzione e, tra questi costi, il costo del lavoro particolarmente elevato. L'interesse alla regolamentazione del distacco non riguarda soltanto la disciplina italiana. La globalizzazione delle economie e l'internazionalizzazione delle imprese hanno determinato un incremento della mobilità internazionale dei lavoratori: la complessa attività di pianificazione strategica da parte delle imprese multinazionali frequentemente implica lo spostamento di personale presso sedi societarie estere. I rischi nel contesto comunitario sono dovuti ai fenomeni di law-shopping e, come conseguenza, di possibile dumping sociale. Entrambi possono determinare la riduzione delle tutele del lavoro e creare gli effetti anticoncorrenziali basati sul differenziale del costo della manodopera, soprattutto a seguito dell'allargamento ad Est dell'Unione Europea. Lo scopo di questo lavoro rappresenta l'analisi della regolamentazione del distacco del lavoratore italiano sia all'interno del paese che oltre i confini nazionali. Nel primo capitolo verranno analizzati i profili dell'istituto nell'ordinamento italiano: in particolare saranno evidenziate le distinzioni tra il distacco e le figure contrattuali affini (come appalto, somministrazione e trasferimento consensuale di sede), e verrà esaminato il quadro normativo e giurisprudenziale, le condizioni di legittimità, nonché le patologie e il regime sanzionatorio, con particolare riguardo alla legislazione italiana in materia di codatorialità. Il secondo capitolo sarà dedicato alla disciplina comunitaria del distacco. Innanzitutto verrà illustrato il contesto normativo di riferimento: la libera circolazione dell'impresa e dei suoi lavoratori come espressione della libertà di prestazione dei servizi nonché l'evoluzione della legislazione e della giurisprudenza comunitarie in materia. Successivamente verrà esaminata la Direttiva 96/71/CE e studiata la sua attuazione in Italia. Inoltre verrà approfondito il problema del bilanciamento dei diritti sociali fondamentali con le liberta economiche previste dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea alla luce delle recenti sentenze della Corte di Giustizia. Infine il terzo capitolo si focalizzerà sull'analisi dell'esperienza del distacco con riferimento alla normativa russa. All'illustrazione delle modalità con le quali un lavoratore russo possa essere inviato in Italia, si affiancherà l'analisi delle modalità con le quali un lavoratore italiano possa essere distaccato in Russia, nonché all'esame della disciplina applicabile a quest'ultimo ai sensi della legge n. 398/1987. In entrambi i casi particolare attenzione sarà posta sulle problematiche dovute ai possibili conflitti di legge.
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