Riassunto analitico
Argomento di questa tesi è la cultura visuale legata alla Shoah. Vi si analizzano i media visivi (quadri, fotografie, pellicole cinematografiche, graphic novel) collocati tra il primo dopoguerra e l’età contemporanea, mettendo a fuoco il contesto europeo e statunitense. Lo studio della filosofia dell’arte ha permesso di collegare questi diversi aspetti in questa ricerca, nella quale è stata approfondita la rielaborazione, nel campo mediatico, dell’Olocausto, avvenuta dal dopoguerra ad oggi. In particolare, la tesi è stata suddivisa in quattro capitoli. Nel primo capitolo viene brevemente analizzato il contesto storico dell’antisemitismo, iniziato alla fine del IV secolo dopo la proclamazione del cristianesimo come religione di stato dell’Impero Romano, proseguito per tutto il Medioevo e riesacerbato dalla Riforma protestante. Decisivo per il risorgere dell’antisemitismo furono le teorie razziali originate da erronee interpretazioni del Darwinismo che avvennero nella seconda metà dell’Ottocento, soprattutto in centro Europa. Viene considerata anche la propaganda nazista con tutti i suoi risvolti nell’ambito propagandistico e cinematografico. A partire da una breve analisi della cinematografia in epoca nazista, si è poi affrontato più in dettaglio il cinema del dopoguerra con particolare riferimento a quello italiano, europeo ed americano. In particolare è stata analizzata la pellicola di Charlie Chaplin “The Great Dictator”, di Benigni “La vita è bella” e quella di Spielberg “Schindler’s List”. Nel secondo capitolo si approfondisce la Shoah analizzandone le testimonianze fotografiche disponibili, quali i reperti del fotografo catalano Francisco Boix e quelli presenti nell’Imperial War Museum di Londra e nell’United States Holocaust Memorial Museum a Washington DC. Inoltre viene anche esaminato il rapporto tra la Shoah e l’universo della graphic novel, in particolare approfondendo il romanzo “Maus” di Art Spiegelman e numerose altre opere. Nel terzo capitolo si esamina il sogno artistico e giovanile di Adolf Hitler con i suoi influssi sull’arte e sull’architettura tedesca del periodo nazista e l’uso della macchina propagandistica per l’indottrinamento della gioventù e dell’intera società tedesca. Nel quarto e ultimo capitolo, vengono proposte diverse opere artistiche, molte delle quali presenti nel museo di “Yad Vashem” a Gerusalemme, dipinte direttamente dalle vittime delle persecuzioni, spesso all’interno dei ghetti o dei campi di internamento. Molti di questi lavori sono stati realizzati con strumenti di scarto e nascosti in nascondigli di fortuna, e sono pervenute a noi in circostanze fortuite. In particolare le opere pittoriche trasmettono, meglio di ogni altro media, il vissuto esperienziale dei sopravvissuti e non solo di essi. In conclusione, l’obiettivo di questo elaborato è di prendere coscienza di quello che la diversità culturale, religiosa ed etnica può determinare, portando a un rifiuto totale dell’altro e alla negazione della sua umanità.
|