Riassunto analitico
La Sclerosi Multipla (SM) è la più comune patologia infiammatoria del Sistema Nervoso Centrale (SNC). Si caratterizza per la presenza di aree di demielinizzazione, infiammazione e gliosi nel SNC. La SM si manifesta in maniera molto eterogenea e si caratterizza per un decorso di difficile prevedibilità. La prognosi dei pazienti affetti da SM può essere molto complessa da determinare. Tuttavia, sarebbe importante stabilire con anticipo in quali pazienti cominciare una terapia ad alta efficacia, in modo da trattare precocemente e in maniera più aggressiva i pazienti con maggiori fattori prognostici negativi. L'obiettivo dello studio è stato quello di valutare Il ruolo prognostico a lungo termine di diversi biomarcatori liquorali di attivazione dei linfociti B e di danno neuroassonale, misurati all’esordio di malattia, in una coorte longitudinale di pazienti, seguita per circa 10 anni. In particolare, sono stati valutati: K index, CXCL13, proteina tau, glicoproteina Chitinase 3-Like-1 e I neurofilamenti liquorali. Il K index è un indice di sintesi intratecale e di neuroinfiammazione, dato dal rapporto tra le catene libere leggere (FLC) liquorali e sieriche, diviso il quoziente albuminico. CXCL13 è una citochina infiammatoria rilasciata da numerose cellule con azione chemiotattica sulle cellule B. La proteina tau, già nota per il coinvolgimento in patologie neurodegenerative, localizzata prevalentemente a livello assonale, viene considerata in qualità di biomarcatore di danno assonale. La glicoproteina Chitinase-3-Like-1 (CHI3L1), rilasciata da numerose cellule, è coinvolta in differenti funzioni, tra cui la differenziazione e l’attivazione delle cellule del sistema immunitario e regola l’equilibrio linfocitario Th1/Th2. I neurofilamenti liquorali (NfL) sono un biomarcatore emergente di danno assonale in numerose patologie neurologiche, sia infiammatorie che neurodegenerative. I seguenti biomarcatori sono stati misurati nel fluido cerebro-spinale (CSF) dei pazienti, prelevato tramite rachicentesi, effettuata a scopo diagnostico, e conservato a una temperatura di -80°C: NfL, CHI3L1, CXCL13 e tau. Inoltre, sono state rilevate le bande oligoclonali IgG e IgM ed è stato calcolato il K index. Successivamente, i valori basali sono stati correlati con diversi outcomes di disabilità (EDSS2, 3,4 e 6), con l’inizio di una terapia di seconda linea, con il tempo alla prima ricaduta, e con il numero di ricadute complessive. Novantasei pazienti (61 femmine e 35 maschi, di età media 33±10) sono stati seguiti per un tempo medio di 135 mesi (IQR: 100-162). Durante tale periodo, 34 pazienti hanno raggiunto un EDSS di 2, 12 di 3, 8 di 4 e 1 solo di 6; 4 hanno convertito verso una forma progressiva e 25 hanno iniziato una seconda linea di trattamento. L’EDSS all’ultimo follow-up è correlato con I NfL (rho=0.3, p=0.004) e con CHI3L1 (rho=0.3, p0.004). Valori basali di CSF NfL e CHI3L1 aumentano il rischio di raggiungere un EDSS di almeno 2 (p=0.018 and p=0.038, rispettivamente) ma solo NfL di raggiungere un EDSS di almeno 3 (p=0.037). CXCL13 e CHI3L1 si correlano al numero di ricadute durante il follow-up (rho: 0.3, p<001 e 0.005 rispettivamente) e il tempo alla prima ricaduta è influenzato da alti valori di CXCL13 (>14 pg/mL) (p=0.043). Livelli di NfL maggiori di 1000 ng/L influenzano il rischio di intraprendere un trattamento di seconda linea (OR 3.9, 95%CI: 1.5-10.7, p=0.007) e il tempo di inizio (p=0.003). Si può concludere che CXCL13 sia associata a ricadute precoci e al numero di ricadute totali, mentre i NfL sono associati ad una disabilità a lungo termine, predicendo l’utilizzo di una seconda linea di trattamento durante la storia clinica di malattia. Queste informazioni possono risultare utili durante le scelte di una terapia personalizzata all’esordio.
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