Riassunto analitico
Attraverso l’estensione della rete internet e l’implementazione di sensori all’interno di oggetti di uso quotidiano (frigoriferi, lavatrici, indumenti e molto altro) si è delineato un ecosistema di interazioni tra dispositivi intelligenti in grado di scambiarsi informazioni e allo stesso tempo comunicare alle persone il proprio stato. Questo è Internet delle cose (Internet of Things, IoT). Vista la complessità e la vastità del fenomeno, sono stati condotti molti studi in settori disciplinari diversi e ne sono state date svariate definizioni. L’dea di Internet delle cose come interconnessione di reti e di oggetti era già presente nei primi anni 90, quando un gruppo di scienziati del PARC avevano avviano un programma di ricerca chiamato “Ubiquitos computing” (Ubi-Comp), con l’intento di distribuire ovunque la capacità di calcolo e di elaborazione del computer, anche tra gli oggetti di uso comune. Tuttavia convenzionalmente si pensa che l’espressione “Internet of Things” venga resa pubblica per la prima volta nel 1999 da Kevin Ashton del centro di ricerca Auto-ID, in riferimento ad una rete di radio frequenze per la localizzazione di prodotti nel settore logistico. Solo nel 2005, con la pubblicazione del report sul tema da parte di ITU-T, Internet delle cose si avvia verso una definizione più chiara e da questo momento molte organizzazioni dell’ICT hanno iniziato a cooperare per creare standard ad hoc affinché il fenomeno potesse diventare concretamente possibile. Gli ambiti in cui oggi si presentano i “cosiddetti oggetti intelligenti” spaziano dalla logistica fino ad arrivare ai servizi sanitari, in un ottica che prevede la creazione di vere e proprie Smart City. Gli Smart Watch e i vari Fit Bit sono già molto conosciuti e utilizzati ma si sta avviando anche la diffusione di elettrodomestici per l’efficiente Smart Home. Dovendo interagire quotidianamente con queste realtà, non solo è necessario che vengano ideate delle reti in grado di garantire la comunicazione tra oggetti con caratteristiche diverse, ma è anche importante che venga posta particolare attenzione al design degli oggetti per consentire una buona esperienza d’uso. Secondo molti studi, il mercato dell’IoT è destinato a cresce, soprattutto per quanto riguarda i wearable e i dispositivi per la casa. Rimane ancora critica la creazione di un’infrastruttura per le Smartcity. Se da una parte l’Internet delle cose può migliorare molti aspetti della nostra vita, dall’altra è anche vero che ci sono pegni da pagare per il suo utilizzo: la privacy e la sicurezza. Il problema principale è legato all’ingente quantità di dati raccolta e scambiata dalla miriade di sensori sparsi nell’ambiente. Una volta sulla rete, non si è più in grado di controllarne il flusso, prevenirne o vietarne copie non autorizzare e, soprattutto, c’è la possibilità che cadano in mano ad hacker o altri malintenzionati. Ad oggi, la privacy e la sicurezza online rimangono questioni spinose a cui la legislazione non è ancora riuscita a far fronte in maniera definitiva e con il manifestarsi di questo fenomeno sono diventate ancora più complesse. In conclusione, proprio come era successo per il Web ma in un grado maggiore, anche le opportunità offerte dall’Internet delle cose portano con se effetti collaterali che spesso rimango nascosti ma di cui non si può fare a meno.
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