Riassunto analitico
Introduzione: Il disturbo depressivo maggiore (DDM) è un disturbo molto frequente e con un costo personale e sociale molto elevato. Infatti, rappresenta una delle principali cause di disabilità, espressa in disability-adjusted life years (DALYs), e ha un elevato tasso di recidive nel corso della vita. Inoltre, può rappresentare una fonte di aumento dei livelli di stress nei familiari di persone affette. Molto spesso questi ultimi riferiscono di non avere adeguati strumenti per affrontare i sintomi depressivi presentati dal proprio congiunto e, di conseguenza, ricorrono frequentemente a strategie di coping non funzionali, avendo un impatto negativo sull’andamento della malattia del paziente affetto da DDM. Pertanto, è stato sviluppato l’intervento psicoeducativo familiare (IPF), che si propone di fornire strumenti per comprendere e gestire una patologia psichiatrica cronica sia ai pazienti che ai caregiver. Svariati studi hanno dimostrato l’efficacia dell’IPF in altri disturbi mentali ad alto impatto di disabilità, come la schizofrenia ed il disturbo bipolare; tali evidenze, invece, non sono sufficienti rispetto al DDM. Obiettivo dello studio: Questo studio, pertanto, si propone di valutare l'efficacia dell’IPF nel ridurre la gravità dei sintomi depressivi, nel migliorare il funzionamento psicosociale e nell’aumentare i contatti sociali in un campione di pazienti con DDM. Si valuterà anche il grado di riduzione di ricadute, ricoveri e autostigmatizzazione dei pazienti e il miglioramento della loro qualità di vita. Altri obiettivi secondari includono il miglioramento di strategie di coping dei familiari, carico familiare, emozioni espresse e qualità della vita. Metodi: Studio multicentrico, nazionale, randomizzato e controllato che sarà condotto in 24 unità ambulatoriali universitarie italiane. Le famiglie saranno sottoposte a valutazioni sistematiche al baseline e a 6, 12 e 24 mesi dopo la randomizzazione. In ciascun centro saranno reclutati almeno 8 pazienti e 8 controlli, con l’intento quindi di raccogliere 192 famiglie da assegnare al gruppo sperimentale e 192 al gruppo di controllo (per un totale di 384 pazienti), stratificati per centro, età, sesso e livello di istruzione. Risultati attesi: Ci si aspetta che i pazienti affetti da DDM che hanno ricevuto il trattamento sperimentale abbiano una riduzione della sintomatologia depressiva e, di conseguenza, una riduzione del numero di ricadute e ricoveri. Inoltre, si prevede che i pazienti trattati abbiano incrementato la propria rete sociale e che questi miglioramenti possano rimanere anche durante il follow-up a 12 e 24 mesi. Per quanto riguarda i familiari, ci si aspetta un miglioramento della qualità di vita, anche in seguito all’apprendimento di coping skills funzionali, e un minore livello di emotività espressa. Conclusioni: Prevedendo l’ottenimento di risultati positivi, l’IPF personalizzato sulle esigenze del paziente e della famiglia potrà essere raccomandato nel trattamento del DDM. Ulteriori approfondimenti saranno necessari per capire come inserirlo nello standard di cura clinico.
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