Riassunto analitico
L’attività autoptica nel corso della storia ha fornito un contributo essenziale allo sviluppo delle conoscenze in campo medico: dalle prime scoperte sull’anatomia umana e le sue varianti patologiche, è stata innegabilmente una procedura chiave per la comprensione delle basi patologiche delle malattie e delle cause di morte dei pazienti deceduti. Ad oggi, la comunità scientifica concorda sull’assoluto valore del riscontro diagnostico e le sue ricadute in diversi ambiti (clinico, valutazione di qualità dell’iter assistenziale, sanità pubblica, etc.), ma una parte dei medici è scettica riguardo l’indagine autoptica, in quanto la ritiene una pratica ormai “fuori moda” in ragione dei passi avanti fatti in Medicina, sia nella diagnostica per immagini e di laboratorio, sia in rapporto all’aumento di conoscenze sull’eziopatogenesi delle malattie. Inoltre, tra le ragioni di un progressivo abbandono di questa indagine, anche il timore che dal riscontro diagnostico emergano elementi di rilievo medico legale con conseguente obbligo di informativa all’Autorità giudiziaria e che possano nascere contrasti con i familiari, qualora essi non siano d’accordo rispetto all’effettuazione dell’autopsia. Per queste ragioni ed altre ancora di cui si discuterà oltre, si è assistito ad un drastico calo delle autopsie per riscontro diagnostico negli ultimi decenni. La conseguenza immediata, ma non l’unica, di tale drastico calo è la non correttezza o quanto meno l’incompletezza nella formulazione delle diagnosi di morte. In questo lavoro di tesi è stata effettuata un’analisi retrospettiva della casistica dei riscontri diagnostici effettuati presso l’U.O.C. di Medicina legale del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia nel triennio 2017-2019, esaminando 251 casi. La disamina della casistica è stata inizialmente orientata alla costruzione di una banca dati da cui attingere informazioni per elaborare ulteriori considerazioni. Allo scopo è stata creata una scheda per la raccolta dati per ogni singolo caso. Tale analisi si è posta innanzitutto un obiettivo generale di carattere descrittivo; è stato poi considerato, come elemento qualificante sotto il profilo medico legale delle autopsie per riscontro diagnostico, lo screening dei casi di morte da cause non naturali. Sulla base delle diagnosi delle cause di morte, la casistica è poi stata suddivisa per patologie d’organo, considerando analiticamente i singoli gruppi. All’interno dei singoli gruppi è stata posta attenzione alla presenza e al valore dei dati anamnestici per formulare un sospetto diagnostico, all’utilità degli accertamenti istopatologici e chimico-tossicologici per il completamento della diagnostica, alla necessità di implementazione di indagini di laboratorio, in particolare micro- virologiche e biochimiche, per l’ulteriore accentuazione della precisione nella formulazione delle diagnosi. È stata infine considerato il valore della Multiphase Postmortem Computed Tomography Angiography per la formulazione diretta delle diagnosi delle cause di morte o per la acquisizione di dati utili ad orientare le modalità esecutive delle autopsie.
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