Riassunto analitico
BACKGROUND: i meningiomi sfeno-orbitari sono definiti come tumori primitivi en plaque della piccola e grande ala dello sfenoide che invadono l'osso sottostante e le strutture anatomiche adiacenti e costituiscono il 4-9% di tutti i meningiomi. I pazienti, per la maggior parte donne nella quinta decade di vita, generalmente presentano come sintomi una proptosi progressiva, unilaterale e non pulsatile, spesso associata a deformità estetiche e danni al nervo ottico. Attualmente la resezione chirurgica rappresenta il gold standard per il trattamento in caso di neuropatia ottica, sintomi significativi o progressione radiologica. La strategia chirurgica dovrebbe prendere in considerazione la morfologia del tumore, il suo epicentro a livello dell'ala sfenoidale e l'invasione delle strutture anatomiche adiacenti. La resezione completa è difficile da ottenere considerando la complessa anatomia della regione sfeno-orbitale ed il rischio di indurre deficit dei nervi cranici. In caso di meningioma di grado I WHO, il tumore residuo dopo resezione subtotale sono inizialmente monitorati radiologicamente e poi trattati con radiochirurgia stereotassica in caso di progressione.
OBIETTIVO: Lo studio esamina retrospettivamente i dati di di 20 pazienti affetti da meningioma sfeno-orbitario sottoposti a trattamento chirurgico in equipe multidisciplinari (chirurgia maxillo-facciale e neurochirurgia) presso l’Unità Operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale Civile di Baggiovara nel periodo da Gennaio 2010 a Dicembre 2020. Scopo della tesi è di valutare i quadri clinici correlati alla serie dei 20 SOM, il tempo intercorso fra la comparsa dei sintomi e diagnosi radiologiche, nonché gli effetti del trattamento chirurgico, realizzato nella maggior parte dei casi con approccio fronto-pterionale, sul quadro sintomatologico.
METODI: il campione preso in esame è stato recuperato da un database di 932 pazienti comprendente tutti quelli con diagnosi istologica di meningioma. Per ciascun paziente sono state raccolte le seguenti informazioni: età, sesso, strutture coinvolte dal meningioma, caratteristiche istologiche, sintomi clinici d’esordio, tempo di latenza con il riscontro radiologico, accesso chirurgico, eventuale ricostruzione orbitaria, complicanze peri- e post-operatorie, eventuale radioterapia adiuvante, eventuale recidiva e durata del follow-up. RISULTATI: Si nota come nella nostra casistica si sia registrata un’incidenza nel sesso maschile più alta rispetto ai dati riportati in letteratura, seppur mantenendosi molto più elevata nel sesso femminile. Si conferma come più frequente un grado istopatologico CNS WHO di tipo 1 con netta predominanza dell’istotipo meningoteliomatoso. Per quanto riguarda il quadro sintomatologico i disagi maggiori e più frequenti sono la proptosi ed i deficit a carico del nervo ottico.
CONCLUSIONI: Concludendo si rileva la necessità di una ancor più stretta collaborazione tra specialisti neurochirurghi e chirurghi maxillo-facciali per il trattamento di questi tumori dove la chirurgia permane la prima scelta, sebbene non vi siano protocolli affermati. Questa collaborazione multidisciplinare dovrebbe coinvolgere maggiormente anche altre figure come quella del neurorianimatore, al fine di meglio gestire i pazienti difficili in terapia intensiva post-operatoria, del radiologo, per un migliore utilizzo nel planning chirurgico delle più innovative tecniche di immagine, e dell’anatomopatologo, con lo scopo di avere una caratterizzazione molecolare e genetica precisa in quanto ampiamente dimostrato essere correlata alla prognosi.
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