Riassunto analitico
Background: Scopo del nostro studio è stato quello di applicare la tecnologia digitale ai preparati istologici di Malattia di Crohn, mediante digitalizzazione delle immagini istologiche e la loro successiva condivisione ad un’equipe di anatomo-patologi, selezionati all' interno della Struttura Complessa di Anatomia e Istologia Patologica di Modena, suddivisi in gruppi in relazione alla loro esperienza con la diagnostica specifica delle malattie infiammatorie croniche intestinali.
Materiali e metodi: Sono stati selezionati 15 casi di pazienti con MC ileo-colica in fase precoce, “early Crohn”, e 5 casi di controllo con infiltrato infiammatorio aspecifico, per un totale rispettivamente di 45 e 10 vetrini colorati con Ematossilina & Eosina; questi sono stati successivamente digitalizzati col sistema Menarini D-Sight 2.0. Questi file sono stati mostrati, tramite PC, individualmente ad ogni partecipante, e nel mentre hanno risposto, per ognuno dei 20 casi, alle stesse 8 domande a risposta multipla su un format google; veniva richiesto di valutare caratteristiche generali, come il riconoscimento dell’organo, la presenza di infiammazione, infiltrato eosinofilo e neutrofilo, presenza di ulcere, granuloma e infine, soprattutto, la possibilità di formulare una ipotesi diagnostica. Infine, è stata valutata l’opinione soggettiva su questa esperienza con le immagini digitali, richiedendo un giudizio su: difficoltà, utilità, eventuali esperienze passate, vantaggi e volontà di seguire un training specifico di patologia digitale.
Risultati: Globalmente le risposte dei patologi (esperti e non), hanno evidenziato una alta concordanza nell’ identificazione di aspetti peculiari istopatologici, tra cui i granulomi (95% di risposte corrette), granulociti neutrofili intraepiteliali (70%) e infiammazione cronica aggressiva sull’ epitelio (74,5 %). Per quanto riguarda altri parametri come sede del prelievo bioptico, presenza di granulociti eosinofili, ulcerazione profonda e ileite, le risposte corrette sono state minori, con una variazione compresa tra il 59% al 68%. Le risposte più corrette sono state date da patologi dedicati e con esperienza in campo istopatologico del tratto gastro-intestinale, mentre le risposte degli altri patologi hanno risentito della minor esperienza istopatologica e di tecnologia digitale. Riguardo l’ipotesi conclusiva di una Malattia di Crohn in forma iniziale, essa è stata formulata correttamente dai patologi esperti (90% delle risposte); solo nel 21% delle risposte dei patologi non esperti è emersa una sicura risposta di diagnosi di MC. Il 63% dei partecipanti aveva già avuto altre esperienze con immagini digitali, e pertanto confidenti col sistema; i restanti non avevano esperienza con la tecnologia digitale, ma soprattutto il 37,5% non avevano particolare confidenza con le patologie infiammatorie intestinali. Questi ultimi hanno valutato l’esperienza nel nostro studio come difficile - molto difficile. Tuttavia, tutti i partecipanti hanno ritenuto l’esperienza di valore accrescitivo dal punto di vista scientifico e pratico. I vantaggi che sono stati più evidenziati sono stati: il risparmio di tempo, la qualità di diagnosi e soprattutto la condivisibilità; solo un partecipante (il patologo ancient) ha ritenuto che nonostante gli indubbi vantaggi, è forse prematuro l’approccio di queste tecnologie digitali per diagnosi ultra-specialistiche.
Conclusione: L’ utilizzo di immagini digitali nella diagnosi Malattia di Crohn in fase iniziale si è dimostrato affidabile soprattutto se sfruttata da patologi esperti in questo ambito diagnostico, facendo emergere come fattore limitante principale, la difficoltà da parte di non esperti ad analizzare casi complessi per propria natura, indipendentemente dal processo di digitalizzazione. Sono tuttavia necessari ulteriori sforzi per incoraggiare e implementare questa pratica nella comunità dei patologi.
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