Riassunto analitico
Introduzione: Il carcinoma squamocellulare dell’ipofaringe rappresenta all’incirca il 3% di tutti i tumori del distretto testa-collo. Malgrado la sua rarità è una patologia che si presenta generalmente ad uno stadio avanzato a livello locale e regionale con tassi di sopravvivenza a 5 anni pari al 30-35% e tassi di recidiva attorno al 50%. La gestione del carcinoma squamocellulare dell’ipofaringe ha come obiettivo primario ottenere la radicalità concologica e secondariamente garantire la migliore funzionalità possibilie delle alte vie aerodigestive e, di conseguenza, un’adeguata qualità di vita del paziente. La posizione anatomica della regione ipofaringea, a cavallo fra la via aerea e digestiva, comporta che i trattamenti intrapresi portino spesso, soprattutto in caso di forme avanzate, a risultati estetici e funzionali fortemente impattanti in senso negativo sulle normali attività quotidiane. I trattamenti proposti comprendono sia quelli medici, in ottica di preservazione d’organo, che chirurgici.
Materiali e metodi: sono stati raccolti i dati dei pazienti trattati per carcinoma squamocellulare dell’ipofaringe presso l’U.O.C. di Otorinolaringoiatria di Modena da settembre 2009 a dicembre 2021. I criteri di inclusione erano la presenza di una diagnosi primaria di SCC dell’ipofaringe, l’assenza di pregressi trattamenti radiochemioterapici sul distretto testa-collo, la presenza di un follow-up minimo di 3 anni. I criteri di esclusione erano la perdita di un paziente al follow-up e la mancanza di dati pre o peri-trattamento. 46 pazienti rispondevano ai criteri di inclusione. I dati riguardanti l’anamnesi clinica, patologica e radiologica e riguardo il tipo di trattamento sono stati recuperati.
Risultati: Il 20% dei pazienti risultata deceduto a causa della malattia all’ultimo follow-up mentre un ulteriore 40% risultava deceduto per cause non correlate direttamente alla malattia. Questo dato può essere compreso alla luce del fatto che i pazienti affetti da questa patologia si presentano già in condizioni cliniche generali scadenti che spesso peggiorano con i trattamenti medici o chirurgici a cui sono sottoposti. La presenza di uno stadio avanzato a livello regionale è un fattore predittivo di recidiva regionale e sistemica e correlato con il rischio di morte per malattia. Non si è osservata una differenza statisticamente significativa nell’outcome fra trattamenti medici e chirurgici.
Conclusioni: malgrado gli avanzamenti terapeutici degli ultimi anni il carcinoma squamocellulare dell’ipofaringe resta una patologia con un elevato tasso di mortalità che tende ancora oggi ad essere riscontrata ad uno stadio avanzato. I trattamenti medici e chirurgici proposti danno difficilmente un ottimale controllo della malattia soprattutto alla luce dell’elevato tasso di metastasi linfonodali presenti alla diagnosi e dell’elevato rischio di sviluppare una successiva recidiva regionale o a distanza.
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