Riassunto analitico
Introduzione: l’aterosclerosi dell’arteria carotide interna causa il 15-20% degli stroke ischemici. Diversi trial clinici hanno reso evidente il vantaggio del trattamento di endarterectomia carotidea (CEA) in pazienti con stenosi carotidea sintomatica >50% o in pazienti a basso rischio chirurgico con stenosi asintomatica ≥70%. L’approccio endovascolare di angioplastica con stenting carotideo (CAS), nato come alternativa per pazienti ad alto rischio chirurgico, è considerato oggi un’opzione terapeutica anche per pazienti a rischio lieve-moderato, in centri con sufficiente esperienza in tale procedura. L’interesse verso questo tipo di chirurgia ha portato all’introduzione nel mercato di diversi devices a disposizione degli operatori e alla standardizzazione degli interventi, portando a risultati sovrapponibili alla tecnica CEA. Materiali e metodi: si tratta di uno studio osservazionale retrospettivo di una coorte di 307 pazienti trattati con CAS tra Gennaio 2014 e Dicembre 2018 all’interno della Struttura Complessa di Chirurgia Vascolare dell’OCSAE di Baggiovara. Sono stati individuati due gruppi di pazienti sottoposti a varianti procedurali dell’intervento: dilatazione di placca post-stent deployment (gruppo post-SD) o dilatazione massimale precedente al rilascio dello stent (gruppo max-pre-SD). I pazienti sono stati poi inseriti in un protocollo di follow-up ecografico con esami di controllo a 1, 6, 12 mesi dall’intervento e poi annualmente. Il fine dello studio è confrontare gli outcomes intraoperatori, perioperatori e a medio del gruppo post-SD e del gruppo max-pre-SD. Gli endpoints primari includono: successo tecnico e complicanze intraoperatorie; eventi neurologici perioperatori e a medio termine; restenosi a medio termine. Gli endpoints secondari includono: mortalità perioperatoria e a medio termine; reinterventi perioperatori e a medio termine. Risultati: il gruppo post-SD è costituito da 167 pazienti, quello max-pre-SD da 140. La distribuzione delle caratteristiche anamnestiche, fattori di rischio e comorbidità non ha mostrato differenze statisticamente significative tra i due gruppi in esame. Il successo tecnico è stato del 99.40% nel gruppo post-SD e 98.57% nel gruppo max-pre-SD. Complicanze intraoperatorie si sono verificate nel 1.80% nel gruppo post-SD, mentre nel 1.43% nel gruppo max-pre-SD (p value >0.9999). Nel perioperatorio si sono verificati 5 eventi neurologici maggiori nel gruppo post-SD, e un caso nel gruppo max-pre-SD. Decessi nel perioperatorio si sono verificati in 5 pazienti del primo gruppo ed in un solo paziente del secondo. In entrambi i casi, differenze statisticamente non significative. Per gli endpoints a medio termine sono stati considerati i 269 pazienti che hanno completato i primi 30 giorni di follow-up. La durata media del follow-up è stata 20.5 mesi nel gruppo post-SD e 25.72 mesi nel gruppo max-pre-SD. L’evento restenosi si è verificato in 5 pazienti del gruppo post-SD e in 4 pazienti del gruppo max-pre-SD (HR 0.8360, p value 0.7891). Sono stati effettuati 4 reinterventi, 2 nel primo gruppo e 2 nel secondo. Il tasso di eventi neurologici e la mortalità a medio termine non ha mostrato differenze significative. Discussione: il ruolo della dilatazione massimale precedente a stent deployment è poco studiato in letteratura. I nostri dati, concordi con le esperienze di altri gruppi di lavoro, indentificano una minore incidenza di eventi avversi nel gruppo max-pre-SD sia nel periodo perioperatorio che a medio termine, seppur senza significatività statistica. L’evento restenosi mostra percentuali lievemente minori nei pazienti trattati con tecnica post-SD, pur mantenendosi nella maggior parte dei casi asintomatica. I risultati possono far considerare la procedura da noi proposta una valida alternativa alla tecnica standard di dilatazione post-SD.
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