Riassunto analitico
Questo elaborato ha lo scopo di porre l’attenzione sulle strategie di storytelling che supportano e sostengono la comprensione delle emozioni primarie nei soggetti con disturbo dello spettro autistico. Partendo da un quadro generale che ritrae le specifiche caratteristiche di questo disturbo, evidenziandone i principali cenni storici, le cause scatenanti, l’epidemiologia e i sintomi manifesti, la mia tesi sostiene come diverse ricerche abbiano rafforzato l’idea di una scarsa comprensione del linguaggio emotivo ed affettivo da parte di questi individui. Il fallimento nel riconoscimento delle emozioni fondamentali comporterebbe significative conseguenze nello sviluppo sociale del bambino, che si vedrebbe escluso dall’apprendimento dei sentimenti e dalla comprensione delle risposte emotive delle altre persone: come dichiara Hobson (1986 cit. in Uljarevic M., Hamilton A. 2012) la difficoltà nella lettura delle emozioni potrebbe essere una prima disfunzione nell’autismo. A causa di questa specifica difficoltà nei soggetti con autismo ho evidenziato, nel secondo capitolo, come diverse strategie di storytelling terapeutico, tra cui il visual storytelling (narrazione di storie veicolate attraverso canali visivi), possano aiutare i soggetti con ASD (autism spectrum disorders) a migliorare la comprensione degli stati d’animo in se stessi e nelle altre persone. Svariati studi hanno sottolineato come attraverso la lettura di storie si sviluppi nel bambino una migliore capacità di socializzazione. Questa affermazione ci suggerisce quanto le narrazioni e i racconti che si propongono ai bambini, fin dalla più tenera età, abbiano un ruolo fondamentale in quanto influiscono sul comportamento del lettore, che potrebbe, appassionandosi al racconto e più nello specifico ad un personaggio della storia, imitarlo nella vita reale. Per quanto riguarda i soggetti autistici, nonostante le loro difficoltà in ambito emotivo, A. Borghi (2018) crede che le disfunzioni insite nel disturbo autistico non siano associate tanto alla loro capacità o incapacità di provare emozioni, quanto all’abilità di riconoscerle, comprenderle e attribuirle coscientemente a sé stessi e ad altri. È dunque proprio in questo momento che entra in gioco questa tipologia di storytelling terapeutico già menzionata sopra, con l’obiettivo di potenziare in questi individui una consapevolezza emotiva che deve essere allenata ogni giorno al fine di renderli in grado di sviluppare e perfezionare il loro linguaggio emotivo anche nel rapporto con gli altri. Le narrazioni, quindi, soprattutto nei confronti dei soggetti con ASD, hanno un ruolo imprescindibile per potenziare la loro empatia e la loro abilità di leggere la mente altrui. Nel capitolo conclusivo rafforzo la tesi sostenuta precedentemente evidenziando la mia esperienza di tirocinio con un bambino con disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento: illustro il mio progetto “La fabbrica delle Emozioni” delineandone le principali attività caratterizzate dall’utilizzo di metodologie di storytelling, in particolar modo del visual storytelling, al fine di promuovere nel soggetto la capacità di esprimere le proprie emozioni, di percepirle nelle altre persone autoregolando di conseguenza il proprio comportamento.
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Abstract
This work aim is to focalize the attention on storytelling strategies, which support primary emotions in subjects with autism spectrum disorder.
Starting from a general framework which depicts the specific features of this disorder, underlining the main historical background, the triggers, the epidemiology, the most important symptoms, my thesis points out how different researches have highlighted a so poor understanding of emotional and affective language by these individuals.
The failure of fundamental emotions acknowledgment would lead to significant consequences in child’s social development, who would be excluded from other people’s feeling and emotional replies understanding. As Hobson writes (1986 cit. in Uljarevic M., Hamilton A. 2012) , the difficulty in emotions reading could be autism first dysfunction.
Because of this specific difficulty in autistic subjects, I focused (in second chapter) on therapeutic storytelling different strategies, among which the visual storytelling (narration of stories conveyed through visual channels) . I wish to demonstrate how these strategies can help people with ASD (autism spectrum disorder) to improve moods understanding in themselves and in others.
Several studies underlined how a better socialization capacity develops in the child through stories reading . This suggests how narrations and tales we propose to children , from an early age, have a fundamental role , since they affect the reader’s behavior. He, getting passionate about the story or about one of its characters, could imitate it/them in real life.
As for autistic subjects, A. Borghi (2018) believes that, despite their emotional difficulties, the dysfunctions peculiar to autistic disorder are not so much associated with their ability or inability to feel emotions, as in they are with the ability to recognize them, understand them and consciously assign them to oneself or others.
Therefore it is just at this point that this therapeutic storytelling typology enters the scene, with the aim of enhancing an emotional awareness in these individuals. An emotional awareness which must be trained every day, so to make these children more and more able to develop and perfect their emotional language in basic relationships.
Therefore narrations, above all for individuals with ASD disorder, have an essential role to enhance their empathy and their ability to read other people’s mind.
In final chapter my aim is to reinforce the previous thesis, taking into consideration my internship experience with a child affected by high functioning autism spectrum disorder. I explain my project “Emotions factory”, pointing out the main activities characterized by storytelling methodology use and of visual storytelling in particular. This with the aim to promote in the subject the ability to express his emotions and to perceive them in other people, self-regulating one’s behavior.
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