Riassunto analitico
La cirrosi epatica, insieme all’ipertensione portale e alle relative complicanze, è associata ad alta mortalità e ad un aumento del rischio cardiovascolare. Le anomalie cardiocircolatorie che caratterizzano la cirrosi, quali la diminuzione della pressione arteriosa, la diminuzione della resistenza vascolare periferica e l’aumento della gittata cardiaca, alterano la struttura e la funzione del miocardio. La cardiomiopatia cirrotica (CC) è una condizione caratterizzata da disfunzione diastolica, deficit nella risposta sistolica allo sforzo fisico, ed anomalie elettrofisiologiche. Una stima della prevalenza della cardiomiopatia cirrotica è complessa, poiché questa condizione rimane silente fino al momento in cui i pazienti cirrotici sono sottoposti a condizioni di stress che richiedono un adeguamento dell’output cardiaco. Il riconoscimento diagnostico della cardiomiopatia cirrotica, tuttavia, è di fondamentale importanza. Allo stesso tempo, resta importante chiarire se esistano delle differenze nelle manifestazioni di cardiomiopatia cirrotica che possano essere ricondotte all’eziologia della cirrosi o alla eventuale presenza di ulteriori complicanze. Lo studio si pone come obiettivo quello di caratterizzare la presenza di alterazioni della funzionalità cardiaca ascrivibili a “cardiomiopatia cirrotica” in una popolazione di pazienti affetti da cirrosi epatica, sia in fase di compenso (cACLD) che di scompenso, e in particolare di identificare eventuali fattori prognostici e/o predittori clinici o biochimici di questo tipo di complicanza, con particolare attenzione nei confronti di pazienti affetti da cirrosi ad eziologia virale (HCV) e dismetabolica (NASH-relata). La possibilità di individuare predittori precoci di disfunzione cardiaca permetterebbe di identificare i pazienti da sottoporre a screening cardiologico più attento, mentre l’individuazione di predittori clinici potrebbe aiutare a capire quali siano i fattori eziologicamente associati a tale disfunzione e a ipotizzare adeguate strategie terapeutiche preventive. I pazienti sono stati sottoposti a FibroScan, valutazione ecocardiografica, ed elettrocardiogramma (ECG) a 12 derivazioni; è stata eseguita la raccolta anamnestica dei dati clinici, laboratoristici e strumentali relativi alla storia di cirrosi e ad eventuali comorbidità, in particolare di tipo cardiovascolare. Sono stati inoltre raccolti campioni ematici anche per la determinazione dei livelli sierici/plasmatici di: Peptide Natriuretico Atriale (ANP), Peptide Natriuretico Atriale tipo B, attività reninica (PRA), Aldosterone, livelli plasmatici di PNIIIP, TNF-alfa e IL-6. Sono stati selezionati 75 pazienti, di cui 40 donne e 35 uomini. Di questi pazienti, 17 risultano affetti da epatopatia cronica in fase pre-cirrotica (ECA) e 58 in fase cirrotica (ACLD). L’età media è 65±13 anni (range 44-81). La prevalenza di CC aumenta con il peggioramento dello stadio di malattia, passando da 1 caso su 17 (5.8%) nei soggetti con ECA, a 4 su 30 nei soggetti Child A (13.3%), 5 su 18 nei Child B (27.7%) e 4 su 10 (40%) nei soggetti Child C. Nei pazienti con ECA, 1/1 caso di CC è a eziologia NASH, mentre nei Child A 3 casi su 4 (75%) sono ad eziologia NASH, nei Child B 4/5 sono ad eziologia NASH (80%), e nei CHILD C 3 casi su 4 (75%) sono a eziologia NASH. Il ruolo metabolico sembra prevalente nell’associazione con la CC; questo potrebbe essere dovuto al fatto che, nei pazienti con epatopatia HCV-relata, il virus è eradicato precocemente, mentre nei pazienti con epatopatia NASH-relata, il calo ponderale > 10% non è sempre raggiunto. Ciò potrebbe condizionare una prolungata esposizione a fattori infiammatori e ad alterazioni bioumorali, che col tempo inducono alterazioni miocardiche.
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