Riassunto analitico
Il Mild Cognitive Impairment (MCI) descrive una condizione di transizione tra il normale funzionamento cognitivo e la demenza. È un concetto che sta assumendo sempre più rilevanza in ambito medico, poiché è considerata una ‘’finestra’’ entro cui è possibile intervenire in quei soggetti che ancora si trovano nella fase preclinica della demenza, al fine di rallentare la progressione della malattia. È importante comprendere quali fattori possano effettivamente avere un impatto nel rallentare la progressione della malattia ed è questa oggi la principale sfida in ambito medico. Negli studi condotti fino ad ora, si è riscontrato un elevato grado di discordanza riguardo quali fattori siano da considerare come fattori predittivi di conversione nei pazienti MCI. Questo studio si propone di indagare i fattori predittivi di conversione a 18 mesi in un gruppo di pazienti con MCI ad esordio precoce (prima dei 65 anni), mettendo in relazione l’effetto di un ampio spettro di fattori di rischio con il fenotipo clinico, e tenendo in considerazione tutte le forme di demenza verso cui il disturbo cognitivo può evolvere. La scelta di reclutare dei pazienti MCI ad esordio precoce è finalizzata a limitare l’effetto che l’invecchiamento ha fisiologicamente sul profilo cognitivo dei pazienti, il quale potrebbe essere confondente rispetto invece all’effetto determinato dalla progressione della malattia. E’ stato svolto uno studio longitudinale prospettico su una coorte iniziale di 129 pazienti MCI valutati alla baseline, di cui 84 sono stati rivalutati poi dopo 18 mesi. Alla valutazione baseline i pazienti sono stati sottoposti ad un esame neurologico, ad un’estesa valutazione neuropsicologica, ad esami del sangue, a dei questionari per valutare le abitudini di vita e alimentari, una risonanza magnetica (Magnetic Resonance Imaging – MRI), a puntura lombare e PET se clinicamente indicato ed infine è stato anche svolto un colloquio con il caregiver. Alla valutazione del follow-up sono stati ripetuti l’esame neurologico, l’MRI e la valutazione neuropsicologica. Le immagini sono state analizzate utilizzando il software FSL (FMRIB Software Library) v6.0, mentre le statistiche descrittive delle variabili sono state eseguite utilizzando Stata 15. Alla valutazione baseline, i pazienti con MCI amnesico multidominio (a-md-MCI) hanno rivelato uno stato cognitivo globale più compromesso rispetto agli amnesici (a-MCI) e ai non amnesici (na-MCI). Alla valutazione di follow-up dopo 18 mesi, degli 84 pazienti rivalutati, 26 hanno ricevuto una diagnosi di demenza e sono stati quindi considerati convertiti (30,9%), mentre 58 sono rimasti con una diagnosi clinica di MCI e sono stati considerati non convertiti (69,1%). Alla baseline il gruppo dei convertiti era più anziano rispetto ai non convertiti e mostrava peggiori prestazioni ai test neuropsicologici, livelli più elevati di t-tau nel liquor e di neurofilamenti (NfL) nel liquor e nel siero, e volumi ippocampali bilaterali minori. E’ stata infine eseguita un’analisi della sopravvivenza con regressione di Cox ed è stato visto che, indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla scolarità, prestazioni migliori alla baseline a test di memoria e di linguaggio e di funzioni esecutive, così come volumi ippocampali maggiori, hanno un ruolo protettivo nei confronti della conversione, mentre elevati livelli di NfL nel liquor rappresentano un fattore di rischio . In conclusione, l’obiettivo di questo studio è stato provare a comprendere quali fattori incidano sulla progressione dalla condizione di MCI a quella di demenza, tentando di capire quali relazioni vi siano tra lo sviluppo della malattia e le caratteristiche dei pazienti alla baseline.
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