Riassunto analitico
Il presente lavoro di tesi è dedicato ad un istituto che ha avuto, e continua ad avere, una notevole capacità di influenza nella storia, sulla dottrina, sui giuristi, ma ancor di più su ogni di noi: la legittima difesa. In particolare, la legittima difesa postula la difesa di se stessi o di altri contro un’offesa ingiusta ed imminente, senza poter fare appello all’intervento tempestivo ed efficacie della pubblica autorità; diritto a cui nessun paese può rinunciare poiché equivarrebbe a richiedere al cittadino l’autodistruzione di sé o dei suoi beni; lo dimostra implicitamente l’evoluzione storica dell’istituto, che affonda le sue radici nelle prima società codificate e che ne evidenzia le difficoltà di giungere ad una soluzione giusta ed equa rispetto all’esigenza di contemperare le necessità statuali di giustizia e mantenimento dell’ordine pubblico con gli interessi del singolo cittadino, il cui diritto alla vita ed all’incolumità personale è universalmente riconosciuto come diritto inviolabile. A ragione di ciò, il seguente lavoro si propone di definire i limiti legali della legittima difesa, individuati nell’attualità del pericolo e nella proporzione della reazione, anche dopo la riforma del 2006 che, ampliando l’area di legittimazione, ha previsto l’introduzione di due nuovi commi relativi alle aggressioni domiciliari. Sulla base di un preventivo chiarimento dei fondamenti logici e giuridici dell’istituto della legittima difesa, e quindi dei due limiti in parola, si procede ad un’analisi storica della disciplina normativa dell’esimente nei più importanti Codici Penali Italiani, in particolare il Codice Zanardelli del 1889 e il Codice Rocco del 1930.
|