Riassunto analitico
Il nostro intestino è sempre stato considerato come un organo di transito deputato all’assorbimento dei nutrienti assunti e all’eliminazione dei prodotti di scarto; numerosi recenti studi scientifici hanno consentito di ampliare le conoscenze sulla struttura e funzionalità dell’intestino e sul ruolo svolto dalla microflora batterica in esso contenuta, denominata microbiota e configurata come un articolato ecosistema in equilibrio dinamico, in grado di esercitare complesse funzioni regolatrici dello stato di salute dell’intero organismo. Tale microbiota rappresenta una barriera microbico-enzimatica in grado di svolgere attivamente funzioni metaboliche, trofiche e protettive con effetti sia a livello intestinale che sistemico contribuendo al mantenimento dello stato di salute e di benessere del nostro organismo. Numerosi fattori tra i quali l’alimentazione, lo stress, le terapie farmacologiche e gli inquinanti ambientali possono contribuire attivamente a modificare quali-quantitativamente il microbiota ponendo le basi per l’insorgenza di uno stato di disbiosi intestinale il quale a lungo termine può determinare l’instaurarsi di un processo infiammatorio a carico della mucosa intestinale tale da modificare le caratteristiche microambientali del nostro intestino. In relazione all’instaurarsi di queste modificazioni si assiste alla traslocazione nel torrente circolatorio di batteri patogeni o di frazioni della loro superficie esterna (LPS – Lipopolisaccaridi) e di citochine pro-infiammatorie in grado di investire altri organi distanti dal nostro intestino. Alla luce di queste evidenze, risulta estremamente importante mantenere in stato di eubiosi il nostro ecosistema intestinale. Buona parte della ricerca scientifica internazionale ha dimostrato l’esistenza di una precisa correlazione tra lo stato di disbiosi intestinale ed il conseguente processo infiammatorio sistemico responsabile dell’insorgenza di numerose condizioni patologiche sia a livello intestinale che extraintestinale, quali diabete, obesità, sindrome metabolica, patologie cardiovascolari, patologie neurodegenerative, patologie psichiatriche, infezioni delle vie uro-genitali, epatopatie, patologie dermatologiche e autoimmuni. Ad oggi molte evidenze depongono per una comunicazione funzionale tra tratto gastrointestinale e sistema nervoso centrale e quindi per l’esistenza di un asse Microbiota-Intestino-Cervello. Gli studi dimostrano che lo stato di disbiosi intestinale associato all’alterazione dello stato di permeabilità della mucosa determinano un’inadeguata funzionalità del suddetto asse, con conseguenze negative sulle funzioni del Sistema Nervoso Centrale. L’alterazione del microbiota e i fattori di stress possono così compromettere la salute mentale nel corso della vita. Depressione, sindrome ansioso-depressiva, sindrome bipolare e schizofrenia sono soltanto alcuni esempi di condizioni patologiche per le quali è stata dimostrata una significativa alterazione funzionale dell’asse intestino-cervello. L’interconnessione tra l’intestino, col suo microbiota, e le diverse patologie intestinali e non, ha portato alla necessità di individuare nuovi approcci terapeutici integrati in grado di correggere lo stato di disbiosi intestinale e modulare il conseguente processo infiammatorio da esso derivante. A tal proposito, l’impiego di batteri probiotici si sta dimostrando capace di contrastare attivamente l’elevata crescita di batteri patogeni responsabili della disbiosi intestinale e di ripristinare il corretto stato di benessere per l’intestino e l’intero organismo. I probiotici, come supplementi della dieta, trovano perciò un razionale utilizzo nel trattamento di diverse condizioni patologiche non solo a livello intestinale ma anche a livello extraintestinale.
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